Sul 27 gennaio e dintorni

No! Non è la morte la cosa più terribile, perché essa fa parte del ciclo della vita, ma la volontà di uccidere l'altro, gli altri.

Ci scorre il terrore vivo dentro gli occhi alle scene dell'olocausto, i morti folgorati nei fili spinati, i corpi nudi e denutriti dentro le camere a gas, nei forni crematoi, nelle fosse di fango ricolmi di “vite senza vita”.

È terribile credere, pensare, riflettere che ciò sia realmente accaduto, prodotto di un popolo che odia un'altro popolo, di uomini qualunque che uccidono altri uomini diversi, di gente balorda che uccide le intelligenze e i sentimenti di altri esseri viventi.

La storia non deve metterci paura, né spaventare le nostre fragili coscienze di uomini accomodati e rilassati, perche essa è un segno fondamentale nel tempo e ci impone di tenere, sempre, gli occhi aperti.

Di essere costantemente vigili e scrupolosi sui segnali di tempesta scatenate dalle nostre responsabilità di rinunciare a giudicare e condannare gli odiatori seriali, i cattivi di professione, i nazifascisti, gli usurpatori e gli sfruttatori.

Dobbiamo, più spesso, abituarci a non perdonare, a non essere clementi, a non chiudere gli occhi per codardia e opportunismo.

I cattivi non sono il frutto del male, che consideriamo una categoria astrusa e spicciola, essi sono il risultato di una struttura psicologica ed esperenziale che li ha privati delle essenze della vita: il rispetto, l'umiltà, l'umanità e il coraggio.

Essi i cattivi sono anche intelligenti e laboriosi, sono anche bravi padri di famiglia e a volte sono anche belli e con gli occhi azzurri.

Si proprio così, sono anche bellocci, profumati, incerati, laccati e puliti, ma capaci e maledettamente determinati a provocare stermini, sopprimere ferocemente con mezzi e strumenti terrificanti centinaia di migliaia di bambini, vecchi, donne e uomini.

Purtroppo è anche questa la storia, che ci impone di non dimenticare il passato, di non nascondere “il ricordo”, di non mortificare, mai, le voci della coscienza.

La cosa più terribile è che ancora oggi, ai bordi delle soleggiate strade della liberazione, si incontrano uomini e donne balordi, ammantati da assurde irrazionalità, che richiamano vestigia e personaggi di un periodo terribile per l’umanità tutta: il nazi-fascismo.

E a dir vero, oggi non ci preoccupa solo questo, ma gli indefinibili uomini qualunque che si elevano a costruttori di ingiustizia sociale, accaniti xenofobi, violentatori dei diritti umani, massacratori della felicità altrui.

Necessita adesso, ancor più di prima, leggere, studiare, con attenzione e scrupolosità, i segnali di “tempesta” che giornalmente si depositano “sulle tavole delle nostre case”, sulle nostre esistenze quotidiane: le terribili guerre in Medioriente e nel continente africano, le centinaia di kilometri di muri e filo spinato a protezione dei confini tra Messico e America, le migliaia di persone, affogate nel mare Mediterraneo, l’ingrossamento di gente sbandata e senza scrupoli tra le file dei nostalgici neo-nazistifascisti che sfilano in corteo da Predappio alla Norvegia, in America e Germania, gli odiatori seriali moderni dei Terroni e dei Meridionali, le assurde misoginie delle religioni integraliste, i capi banda del malaffare politico-istituzionale ammantati da pseudo dottrine sociali di centro, di destra e di una “finta sinistra”.

Non basta più ascoltare e tacere di fronte a questi allarmanti segnali di pericolo.

Necessita, con urgenza e determinazione, proteggerci attraverso un capillare ed efficace sistema di sorveglianza sociale per debellare questi rigurgiti nazi-fascisti.

Evitiamo che i paradossi della cattiveria diventino “coatta ideologia di massa”.

Che il 27 gennaio si elegga a simbolo universale dell’estrema crudeltà ed assurda cattiveria perpetrata nei confronti dell’Umanità.

Pasquale Musarra

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