Sant'Antonio Abate, la preghiera e il lavoro umano

S. Antonio Abate - MisterbiancoSi racconta che Sant’Antonio Abate, agli inizi della sua vita monastica, ebbe una visione: un vecchio eremita, che come lui viveva in mezzo al deserto, trascorreva le sue giornate tra la preghiera e l’intreccio di una lunga corda. Ebbe un’intuizione, comprese che oltre alla preghiera, all’adorazione e alla meditazione, doveva dedicarsi anche ad una attività concreta, umana, feconda. Trascorrerà così il resto della sua lunghissima vita terrena tra la preghiera e il lavoro.

E se la preghiera è nutrimento e sostentamento dell’anima e dello spirito, anche il lavoro è nutrimento e sostentamento del corpo. Se la preghiera rende liberi dalle tentazioni e dalle seduzioni del male, il lavoro rende liberi dal bisogno e dalle necessità corporali. La preghiera e il lavoro rendono libero l’uomo, questo è il messaggio di Antonio.

La preghiera è meditazione e introspezione, dialogo con se stessi e con Dio, comprensione del proprio essere e conoscenza del Creatore, contemplazione della natura e di Dio, analisi e ricerca dell’assoluto, condivisione di idee e di riflessioni con i fratelli. Mentre il lavoro è servizio e impegno a cooperare con il prossimo e con il Creatore stesso per rendere migliore il mondo. Il lavoro crea, dà dignità e rispetto, soddisfazione e gratificazione, riconoscenza e gratitudine, ma richiede fatica e responsabilità, abilità e intelligenza, e auspica genialità e fantasia, attenzione e preparazione, esperienza e competenza. E soprattutto volontà, studio, predisposizione, concentrazione, e capacità di analisi, di giudizio, di stima.

Il lavoro contribuisce a migliorare l’uomo e la comunità nel quale opera, e chi lavora rende migliore il mondo e gli uomini. Il lavoro è armonia e assonanza con il creato, una corrispondenza unica, irripetibile, impareggiabile, di cui solo gli uomini, al pari di Dio, hanno pieno possesso. Il lavoratore è creatore, ideatore e operatore al servizio della giustizia e della libertà dell’uomo, attraverso la volontà e il senso di responsabilità. Ma il lavoro, come la preghiera, è anche sacrificio, dedizione, sofferenza, passione, e quindi eroismo, e quindi penitenza, e quindi anche offerta, proposta, e martirio. Il lavoro diventa preghiera, il lavoro è preghiera, azione di ogni uomo al servizio del prossimo. Il lavoro umano vissuto come dono all’altro e a Dio, come missione per la salvezza dell’uomo e del mondo. In altre parole, l’opera umana si trasforma in opera divina. L’uomo si avvicina a Dio attraverso il lavoro, e il lavoro rende l’uomo simile a Dio.

E come l’uomo si stupisce del “lavoro” di Dio, così anche Dio si stupisce del lavoro dell’uomo. Come l’uomo ammira le meraviglie incommensurabili e irripetibili del creato, così Dio ammira le meraviglie ineguagliabili di cui è capace di “creare” l’uomo con il suo lavoro. Una canzone, una sinfonia, una danza, una poesia, un dipinto, un film, una statua, un palazzo, una chiesa, una città. La Divina Commedia, il Cantico dei Cantici, la Gioconda, la Notte Stellata, Apollo e Dafne, il Cristo velato, Venezia, Roma, Singapore, il Partenone, il Colosseo, il Pantheon, la cupola di Santa Maria del Fiore, piazza San Pietro, piazza San Marco, la Ferrari, le leggi di Newton, il volo di Apollo 11, la scoperta della penicillina e della pila di Volta, Intermezzo di Mascagni, La canzone dell’amore perduto di De Andrè, Il monello di Chaplin, La vita è bella di Benigni. Chissà quanta ammirazione e quanto amore Dio ha per l’uomo!

E Sant’Antonio Abate l’ha capito ed ha creduto fortemente nel lavoro umano, al lavoro spirituale e intellettuale, e al lavoro manuale e carnale. Preghiera e opera, meditazione e applicazione, pensiero e azione. Vero, sacrale, carnale. E mi sovvengono questi pensieri quando d’estate, a Misterbianco, durante la Festa Grande in onore del Patrono Sant’Antonio Abate, allo spuntar del sole, volteggiano e danzano sul sacrato delle chiese, e poi per tutto il santo giorno tra le vie del paese, i Cerei, le quattro candelore dei più rappresentativi ceti misterbianchesi, “Vigneri, Massari e Carrettieri, Pastori e Maestri”. Ma questa è un’altra storia, che racconteremo presto,… molto presto. Sant’Antonio Abate e l’Elogio al lavoro.

Angelo Battiato

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