"Ritratti documentati di una città invisibile" ricostruisce l'antica Misterbianco e riunisce una comunità chiamata a rinascere

PresentazioneUna parentesi di bellezza nel “buio”. In uno dei suoi momenti più tristi, sopraggiunti nell’anno del 350° anniversario della devastante eruzione lavica, la comunità di Misterbianco diviene ancora teatro e protagonista di un’esperienza collettiva straordinaria, orgogliosamente presentata all’auditorium Nelson Mandela. La presentazione del libro “Ritratti documentati di una città invisibile” (145 pagine, Incontri Edizioni), nell’ambito del “Festival della Complessità 2019: Misterbianco rinata più volte”, e dell’ardito progetto da cui tutto nasce, con il sito web di riferimento, è stato l’ennesimo evento qualificante per una città ferita e chiamata ancora a “rinascere”. Con amore, “afflato identitario” e “resilienza”.

«Un sogno che si realizza, tra storia arte e tecnologia». L’inedita e poderosa iniziativa viene firmata dal “Cerchio delle donne”, con il patrocinio del Comune, e dal sito “www.lecasedeigelsi.it” che prende il nome dal pregevole libro “collettivo” del 2016 (scritto a 60 mani) curato dalla storica Josè Calabrò. «A 350 anni dalla terribile eruzione dell'Etna che distrusse l'antico Casale - affermano i protagonisti del “viaggio” - il libro vuole essere un percorso alla ricerca delle nostre radici e della nostra anima. Attraverso migliaia di documenti, abbiamo ricostruito la Misterbianco di allora: abitanti, case, strade, quartieri e piazze restituiti al presente attraverso mappe accurate e attendibili, ma anche attraverso il filtro dell'arte e dell'immaginazione. Un nuovo e avvincente viaggio corale nella memoria e nella nostra storia, con persone, cose, vicende, situazioni, “fermi immagine”. Un affascinante tuffo nel passato, in cui mostriamo Misterbianco come nessuno ha mai fatto finora». E Misterbianco si è stretta attorno alle sue eccellenze e alla sua capacità di rinascere.

«Con un approfondito percorso di ricerca su una montagna di dati e documenti seicenteschi d’archivio (in particolare, i censimenti dei “Riveli di beni e di anime” del 1607 e 1624; ma anche rogiti e altre fonti), abbiamo ridato vita e memoria alle voci e storie inaspettate di donne e uomini vissuti davvero in quei quartieri, con quei vicini di casa, quelle piante e quegli animali; lavorando a costruirne il “ritratto di città”, per raccontare con gli odierni strumenti tecnologici una città allora brulicante di vita e scomparsa». Coordinato da Josè Calabrò, ideatrice dell’ambizioso progetto e curatrice anche di questo raro volume, uno straordinario gruppo di lavoro multidisciplinare: Piero Bonforte, Domenica Caruso, Giuseppe Condorelli, Rosy Condorelli, Livio Cortese, Rosa Maria Di Natale, Rino Fontana, Vito Fichera, Tiziana Genovese, Fino La Leggia, Giuseppe Marino, Mimmo Murabito, Angela Nastasi, Dina Palmeri, Benedetto Poma, Antonio Portale, Nuccio Saglimbene, Cettina Santagati, Santina Scuderi, Denise Sidoti e Carmela Zuccarello.

«Dopo tanto scrupoloso lavoro collettivo - dicono - siamo felici di aver ricostruito e “traslato” un’intera città com’era; di far vedere le strade, i quartieri, le case che gli avi dovettero drammaticamente lasciarsi alle spalle nella loro memorabile fuga; e di far conoscere abitanti di allora. E’ stata la tenace fatica di un gruppo con varie competenze che ha realizzato il libro con ipertesto e il sito dove si potrà entrare nelle case dell’antico Casale con un click. Tra scritti e immagini, si trovano dati, notizie, racconti e quadri d’artisti di rilievo ispirati a veri abitanti; visualizzazioni di Campanarazzu realizzate montando come in un puzzle le 4 mila pagine di documenti, studiati e connessi. “Ricostruito” il Casale sommerso dalla lava, ne sono state fatte tre mappe, tre “ritratti” documentati e assolutamente inediti di una “città invisibile”, che raccontano aspetti diversi, la spiritualità e le origini di quel luogo scomparso. Un lavoro che pare non abbia precedenti», ci dicono orgogliosi. Un “racconto” fatto di nomi e luoghi, documenti, immagini; un lavoro encomiabile che arricchisce lo straordinario patrimonio di storia e memoria della comunità misterbianchese. «Un modello innovativo unico, di straordinaria aggregazione sociale e senso etico», l’ha definito Paolo Patanè, direttore del Compartimento Comuni dell’Unesco, intervenuto alla coinvolgente presentazione (fatta anche di 8 letture introduttive e video illustrativi), assieme a Rosalba Panvini, soprintendente ai Beni culturali e ambientali di Catania, e a tutte le forze politiche, in un grande ed emozionante momento collettivo.

Roberto Fatuzzo

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