Quando Sant'Antonio Abate scoprì la ruota... (II Parte)

S. Antonio Abate - MisterbiancoChe anno il 1963! Un anno denso di avvenimenti che hanno “fatto” la storia, che hanno cambiato il mondo, pieno di vicende importanti, per l’Italia e per il mondo intero. A parte che segna “l’atto di nascita” della mia generazione, eravamo nel bel mezzo dei “mitici” anni Sessanta, e il cielo era ancora “colorato di blu” (come mi ricordava sempre il mio caro amico; da lì a poco tutto sarebbe cambiato, ahinoi!).

In Italia gustavamo ancora i bagliori del boom economico, il famoso “miracolo economico italiano” che aveva inebriato il Paese e stupito il mondo intero. Proprio in quegli anni l’incremento del reddito procapite aveva raggiunto valori da primato, anche se il flusso migratorio dal sud al nord raggiungeva l’allarmante cifra di 800.000 mila persone all’anno. Fu l’inizio della “società dei consumi”! Le nostre strade si riempivano di “Vespe Piaggio” e di 500 e 600 Fiat (le macchine della nostra giovinezza), si costruivano le prime autostrade, e la televisione (“il nuovo focolare”!) iniziava a fare capolino nei salotti degli italiani: tutti volevano vedere Mike Bongiorno, i “varietà” del sabato sera e gli sceneggiati di Anton Giulio Majano, tutti rigorosamente in bianco e nero! Pur essendo ancora lontana l’Austerity (la crisi energetica scoppierà nel 1973), il ‘63 è anche l’anno dei primi importanti scioperi sindacali per rivendicare migliori condizioni economiche e aumenti salariali, conclusosi, peraltro, in maniera vantaggiosa per gli operai. E nel 1963 apparivano,… finalmente, le prime minigonne (“la primavera della nostra vita”), i ragazzi diventavano tutti “capelloni”, si cantava “Sapore di sale” e si ballava il “Ballo della mattonella”! Woodstock era di là da venire, ma in quell’anno esplodeva la popolarità dei “mitici” Beatles e in Italia spuntavano i primi “urlatori”.

Il mondo era diviso in due da un bel pezzo, bianchi e rossi, capitalisti e comunisti, (buoni e cattivi?), e il muro di Berlino faceva giù bella mostra di sé, ahimè! Nel 1963 si era anche nel pieno dello svolgimento del Concilio Ecumenico Vaticano II, iniziato da papa Giovanni XXIII nel 1962, e concluso da Paolo VI nel 1965. In quel fatidico anno ci furono due papi, Giovanni XIII, il “papa buono”, morte il 3 giugno, dopo aver pubblicato la storica enciclica “Pacem in Terris”, il suo “testamento spirituale”, e Paolo VI, il “bresciano”, eletto il 21 giugno. E, il 22 novembre, ci fu anche il “misterioso” assassinio dell’amato Presidente degli Stati Uniti d’America John F. Kennedy.

In Italia ci si misero anche le elezioni politiche per fare del ‘63 un anno davvero memorabile! Le elezioni, svoltesi la domenica del 28 aprile,… “confermarono la Democrazia Cristiana come primo partito, seppur in forte calo, e sancirono la fine del Centrismo e l’inizio del Centrosinistra, ovvero dei governi composti da democristiani e socialisti. A guadagnarne maggiormente furono le opposizioni, a sinistra i comunisti, e a destra i liberali. Le consultazioni segnarono anche l’inizio del declino delle forze monarchiche che, nonostante la riunione in un unico partito, persero più della metà dei propri voti. Dopo poco tempo venne dato l’incarico di formare il governo ad Aldo Moro, che nel congresso del 1962 era stato eletto segretario politico, sancendo definitivamente la volontà del partito di guardare a sinistra per creare una collaborazione di governo con il PSI”… Bla, bla, bla…! Tante parole ppi diri ca non cangiava nenti! Come sempre, d’altronde! E intanto, nel 1963, che succedeva a Misterbianco? In quegli anni il paese iniziò a cambiare! La popolazione, che nel censimento del 1961 risultava essere di 15.554 abitanti, rimase praticamente inalterata per tutto il decennio. Il governo municipale, saldamente nelle mani del sindaco comunista Salvatore Gennaro, che capeggiava una Giunta di coalizione PCI-PSI, e che sedeva sullo scanno più alto del Comune già dal lontano 1955, e che sarà primo cittadino per altri dieci anni ancora, fino al 1973, era fermamente ancorato a ferree logiche ideologiche, giustificabili in quell’epoca di “profonda” guerra fredda.

E proprio in quegli anni, nell’area nord-ovest del paese, iniziarono a svilupparsi “spontaneamente” nuovi quartieri popolari e nuovi insediamenti industriali per lo più legati al settore produttivo edile. Intanto, la vita cittadina conservava ancora in quell’inizio di decennio una “pacifica” dimensione paesana! A parte l’atmosfera da “Peppone e don Camillo”, le feste religiose, la cantata della Madonna degli Ammalati, con l’immancabile “cuppiata” di pali di fichi d’India, la fiera di maggio, il carnevale con l’indimenticabile “Mascara”, la “commedia dell’arte misterbianchese”, la festa dei Morti, le novene di Natale, rendevano beata e piacevole la vita tra le vie scoscese del paese; primeggiavano ancora i bar e i barbieri do’ “Centru ‘a Chiazza”, e nel frattempo iniziavano a tramontare alcune professioni, “potenti” in passato, e ne spuntavano altre… che pensavano all’olio e al cemento! Ancora in quegli anni molte strade e piazze del paese erano a fondo naturale, punteggiate da irti e maestosi “spuntuni” d’origine basaltica, soprattutto nei quartieri popolari, Manganeddi e Panzera (proprio dove passava ‘a vara di Sant’Antonio Abate) che rendevano precario il cammino a uomini e mezzi.

Ve l’immaginate il fango nei freddi giorni d’inverno e la polvere nelle calde ore d’estate!? E tutto il territorio era il “regno” dei ragazzi, dai “viola” dei Sieli alle “vignazze” della Madonna degli Ammalati al “dolce” pendio del Poggio Croce e del Piano Duca, con i giochi semplici e spensierati d’una volta! Ma fu proprio in quegli anni che per interessamento del sindaco Gennaro iniziarono ad essere appianate, “basolate” ed acciottolate molte strade di Misterbianco, ad opera degli operai paesani dei “cantieri regionali di lavoro”, e, dove non arrivava la finanza pubblica, anche con il contributo, su base volontaria, di tutti quei privati cittadini le cui abitazioni erano prospicienti le strade da sistemate (“fulgido esempio” di “federalismo fiscale” ante litteram!). Nel frattempo, in quel gelido inverno di quel fatidico 1963, in una sera buia e piovosa, il parroco della Matrice, padre Giuseppe Scuderi andò a bussare alla porta di casa di don Paolo Nicotra Ràja, per portare la “buona nuova” della Festa Grande in onore di Sant’Antonio Abate... (Fine seconda parte)

(Fine seconda parte)

Angelo Battiato

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