Vogliono intrugliare il peggio e lo chiamano "Governo"
Con l’onestà dei miei intendimenti ebbi ad esprimere in questo Social le mie opinioni durante la campagna elettorale delle Amministrative di Giugno 2017 a Misterbianco, e pur non avendo gradimento per nessuna delle quattro formazioni in lizza, in fin dei conti (per la genuinità che mi è parsa di percepire nei concittadini candidati del Movimento 5 Stelle) avrei sperato in un loro esito più positivo. Così non fu.
Infatti, rispetto al successo di voti consegnati al M5S dagli elettori di Misterbianco alle precedenti Politiche del 2013 o ai voti successivamente riportati, sempre a Misterbianco, alle Regionali del Novembre 2017 e poi ancora alle recenti Politiche del 4 Marzo 2018, quella volta alle Comunali l’elettorato misterbianchese, disorientato dalla proliferazione di liste antagoniste, subì un effetto che non favorì l’auspicato successo della lista pentastellata. Si sa però che alle Elezioni Municipali, per l’incomprensibile commercializzazione delle nomine in Consiglio Comunale ed in Giunta, si fa prevalere il voto clientelare e di scambio. E fu questo in realtà il prodotto di quella stronzata di liste e inciuci, a cui perfettamente si adattarono neofiti e veterani convertiti al politicantismo locale in linea con i metodi del “tutti in fila”.
Ma se una simile “conversione” la si vuole considerare una scaramuccia provinciale di guitti della politica, quella che invece oggi si verifica nel Palazzo romano delle “eccellenze” parlamentari assume dimensioni preoccupanti per la formazione del nuovo Governo, reso complicato dal beffardo esito elettorale delle politiche del Marzo 2018, di cui ne avevo intuito l’inutilità in un mio commento (“Sognocrazia che diventa Azione”) postato su questo Social pochi giorni prima del pronunciamento di voto. Infatti, dopo quasi 2 mesi dalle elezioni sembra confermarsi quell’ipotesi di un Parlamento ingovernabile. Ed i mandati esplorativi affidati dal Presidente Mattarella non individuano ancora convergenze possibili, mentre nel M5S si affacciano i sintomi di fratture sulle procedure d’intesa contaminate da contraddizioni che lasciano dubbi di trasformismo nel Movimento stesso. Ma quello che più instupidisce sono i 2 forni del presunto vincitore Di Maio, il quale sembra adesso conformarsi alle mutevoli demagogie del Sistema se, approfittando del clima di proteste popolari, tradisce per le proprie convenienze quella originaria vocazione a collocarsi fuori dai Partiti corrotti, coi quali ora si propone di fondersi programmaticamente adattandosi al Sistema invece di abbatterlo.
Succede che il M5S non ha cambiato Sistema, ma il Sistema ha cambiato il Movimento. In breve tempo, infatti, l’astratto idealismo di accordi con nessuno si è trasformato in tatticismo di trattative segrete con tutti e financo con avversari, contemporaneamente intercambiabili a convenienza allo scopo di occupare le poltrone per la prospettiva di formazione del governo. Che fosse Lega o Pd (entrambi per nulla simmetrici e assai divergenti) non ha più alcuna importanza per il M5S, conta soltanto che Di Maio (vincitore supposto ma non proclamabile dal voto del 4 Marzo) possa diventare premier trafficando “con incoerenza” ambigui accordi di alleanze e inciuci post-elezioni, prima chiudendo il forno con la Lega ed ora aprendo un secondo forno col Pd. Ma per il PD far nascere un governo a guida 5 Stelle è difficile da immaginare, perché sarebbe volersi consegnare alla deriva della demagogia di cui il Movimento s’è servito.
Pertanto quella ostentata verginità pentastellata adesso si sperimenta in “puttanerie” di sistema al fine di corteggiare alleanze e inciuci pur di sedersi convitati nel teatricchio dell’ambiguità. Sembra chiaro che il M5S, fondato da Grillo e dalla Casaleggio Associati, è diventato Partito, denominazione che non ritengo parola da rifuggire, perchè in realtà il “PARTITO” è una associazione politica con statuto, regole, elezione e democrazia interna, mentre il “Movimento” è una associazione(meglio Clan) che può reggersi anche senza statuto e su cui comanda chi l’ha fondata, come lo è il M5S di Grillo-Casaleggio, Forza Italia di Berlusconi, la Lega di Salvini, che assieme al trasformismo del PD di Renzi rappresentano oggi le caricature fondanti dell’ambigua legislazione elettorale nonché gli autori dell’Apocalisse Costituzionale.
Tutto questo fa rimpiangere i vecchi Partiti della prima Repubblica. Dov’è, dunque, quella diversità pentastellata che dovrebbe rivoluzionare la politica e rifondare la democrazia?...forse nel velleitarismo dei capifila di quel M5S che, con i propri 10 milioni e più di elettori, dovrebbero necessariamente rimandare al fondatore il tanto gridato “Vaffa…..”, al fine d’uscire dalla spirale del potere che produce solo fantasmi incompatibili con l’esistenza degli “arcana imperii” degli assolutisti. Conseguire il primato elettorale con le demagogie populiste non è vittoria, il M5S vincerebbe “realmente” quando rappresenta il voto di rottura col Sistema e con l’attuale establishment. Vorremmo, dunque , sapere meglio cosa sta succedendo in casa grillini, ma nessuno spiega niente. Purtroppo non sono sufficienti le banali letture dei post pubblicati su facebook o il motto “meglio inesperti che disonesti” di cui il casaleggista Di Maio & Company si fregiano per sentirsi già pronti, con giacca e cravatta, a guidare l’Italia.
Il fatto più certo è che quest’Italia da due mesi non ha ancora il suo Governo. E anziché preoccuparsi di come governare la gravità del debito pubblico e la correzione degli squilibri sociali del Paese, gli aspiranti al premierato disputano su chi dovrà indossare l’abito presidenziale, mentre i messaggi che ci giungono dai duellanti Di Maio e Salvini (tra demagogie,intransigenze,veti e pretese) è stato finora quello di far sapere all’opinione pubblica soltanto con chi questo Governo non lo vogliono fare. E’ questa la “progressiva regressione” di una bizzarra democrazia che, separata dalle realtà sociali, ha ridotto la politica a personalizzarsi nei falsi miti di piccoli leaders fabbricati nei talk show di studi televisivi. Ed allora sarà la “Sognocrazia” a nutrire il pensiero politico e a meditarne l’Azione, ma occorre il risveglio dalla pigrizia intellettuale per riappropriarci della nostra identità e non restare ancora quella platea plaudente delle retoriche populiste. 30 Aprile 2018