Nino Di Guardo, una militanza a proprio uso e consumo

Nino Di Guardo Dall'età di 18 anni, e precisamente dal 1975, ho vissuto l'esperienza della politica dentro un partito e precisamente dentro il Partito Comunista Italiano di Misterbianco. Sono arrivato al partito parecchio tempo prima che Nino Di Guardo facesse la stessa scelta transitando dal P.S.I. Devo ammettere che il corpo del partito visse in maniera non entusiastica questo passaggio. Il gruppo dirigente del '77 di cui io facevo parte lo accolse con una certa dose di freddezza nascosta dalla necessità di una spinta alla ripartenza dopo la crisi di consensi del '75 che comportò la perdita della maggioranza assoluta in consiglio comunale.

Santo Mancuso
a scanso di confusioni di persona, farmacista

Non posso non ricordare che fra i dirigenti e soprattutto tra gli iscritti serpeggiavano dubbi sulla qualità dell'adesione, data la palese propensione all’avventura del personaggio.
Fu con l'ulteriore sconfitta dell'80 e il passaggio all'opposizione che le caratteristiche del personaggio ebbero la meglio (non poteva essere altrimenti dato lo sbandamento) sulla ragione superiore di rimettere insieme i cocci (le varie anime) di quello che era stato il Grande Partito di governo della Misterbianco degli anni '60 e '70. Anni di crescita impetuosa e travolgente. Crescita talmente furibonda da travolgere ogni tentativo di stemperarne gli eccessi.
Ad ogni buon conto l'uomo colse il momento propizio (cosa che di solito sa fare) buttandosi a capofitto in una grande e instancabile opera di logoramento dell'alleanza D.C.-P.S.I., facendo cadere in alcuni casi qualche assessore e ridicolizzandone altri con un opera costante di pubblico ludibrio lontana mille miglia dalla tradizione "istituzionalista" del vecchio P.C.I.. Comunque, la sua, pur se in modo parecchio discutibile, fu una battaglia condotta dalla parte della ragione, perché quel vecchio centro-sinistra era una società d'accaparramento ed era troppo contiguo a gruppi di malaffare.
Malgrado ciò esso continuò a governare Misterbianco fino allo scadere degli anni '80 e cadde sotto i colpi delle varie inchieste di mafia e dopo le guerre che interessarono il nostro territorio più di altri.
Fu il clima torbido di quegli anni e la nuova legge elettorale regionale che prevedeva l'elezione diretta del sindaco a consegnarci un Di Guardo determinato come non mai a conquistarsi quel posto al sole che aveva malcelatamente rincorso sin da quando era nel P.S.I..
A suo onore e merito va detto che non fu un passivo contenitore di voti in uscita dal centro-sinistra. Probabilmente dopo tutto quel che accadde in quegli anni, era naturale che il candidato sindaco di quella che fino ad allora era stata l'opposizione più significativa, diventasse il nuovo sindaco nelle elezioni amministrative del '93. Ciò malgrado egli, eroicamente, seppe assumersi l’onere della denuncia antimafiosa che da sola bastò a portarlo dritto sullo scranno più alto del Comune.

Ma chi candidò Nino Di guardo a Sindaco nel '93? Tutti pensano il suo partito, il P.D.S.! In verità il P.D.S. lo fece, ma come semplice presa d’atto, nella realtà dei fatti la sua candidatura a sindaco si ufficializzò all'interno di un comitato di "Liberi Cittadini" a cui egli aveva dato un'adesione di scopo.

Il primo fendente contro il suo stesso partito era stato assestato. Forse anche premeditato, da tempo, per paura che il partito potesse far cadere la sua preferenza su Josè Calabrò, donna di grande passione politica e di fedeltà assoluta nonché segretaria della sezione.
Il secondo fendente non tardò ad arrivare. Al comizio di ringraziamento per l'elezione accusava tutti i partiti di essere delle scatole vuote e il suo non era escluso dalla lista. Il partito, il P.D.S., che gli aveva procurato ben cinquemila voti dei settemila ottenuti al primo turno, non sarà minimamente coinvolto nella discussione sulla giunta di governo.

E poi vennero le decisioni senza consultazione, le prevaricazioni etc etc..
Il Partito rimase escluso dai veri processi decisionali amministrativi e per tantissimi anni fu costretto a subire l’arroganza del potere del suo sindaco.
Comunque vista dal lato della comunità civile e non da quella politica la sua amministrazione fu una primavera che mise in movimento tante risorse: lavori pubblici, biblioteche, parchi gioco, luoghi di incontro nel centro e nelle frazioni, verde pubblico. Il paese sembrò rinascere. Ma questa fattività fu causa di una inaccettabile ”immunità” del sindaco e dell’ammutolimento della politica.
L'egocentrismo politico del soggetto crebbe a dismisura con i successi della sua amministrazione, fino alla scelta di fondare un partito personale da affiancare e concorrere col vecchio partito in occasione delle amministrative del ’97. La lista che porta il nome di Movimento Volontari per Misterbianco Di Guardo, ottiene un grande risultato elettorale piazzandosi come primo partito fra la compagine di maggioranza.
E non è finita qui, alle elezioni Provinciali candida e sostiene un candidato diverso da quello del partito. Ma questa volta il gioco non gli riesce perché sul candidato del partito il gruppo dirigente seppe stringersi e trovare una unità che mai si era vista negli otto anni precedenti.
A dispetto però di chi sperava in un nuovo corso questo non rappresentò l’inizio di un affrancamento del partito dallo strapotere amministrativo; fu piuttosto un sussulto, un onda anomala, che ruppe con la normalità per un tempo breve, poi tutto tornò come prima, anche perché l'uomo che andava alla Provincia non era l'uomo adatto a dare nuova autonomia al partito, ma solamente un Alter Ego preoccupato ad accrescere il suo potere personale, che oggi infatti gongola fra le grandi ali dell'MPA.

Tutti o quasi conosciamo la storia recente; la sconfitta del 2002 con Santagati proposto in nome della continuità con Di Guardo e nel 2007 ancora Santagati a rappresentare l'alternativa imposta da un Di Guardo nel frattempo diventato deputato regionale e restio a dimettersi dalla posizione di rilievo da poco conquistata, per ripresentarsi a sindaco.

Oggi che il centro-destra ha miseramente fallito e il vento è decisamente favorevole al ricambio, vuole ritornare. Però non vuole sottoporsi alle primarie. Pensa di poter essere ancora al centro della scena, da solo. Ma le cose non stanno più come dieci anni fa e non tenerne conto la dice lunga sulla millantata candidatura di servizio. Il servizio è sacrificio e il sacrificio è sempre qualcosa che ti viene chiesto in momenti particolarmente avari di persone disponibili. Ma qui tutto questo non esiste. Al contrario, ci sono attori nuovi, giovani che vogliono lasciata la scena perché sentono che è giunto il momento di recitare a gran voce la loro parte nel palcoscenico della politica Misterbianchese e Provinciale. Impedire che ciò accada o mettersi di traverso per annacquare questo progetto di rinnovamento, questo si, è un cattivo servizio alla comunità.
Oggi all'interno del suo partito (il P.D.) per Di Guardo tira un altro vento. Oggi il partito è più libero e non accetta più imposizioni. Le primarie sono una prova di democrazia. Lentamente le stanno facendo entrare nell'agire politico del partito. Tra l'altro non sono un optional, sono previste dallo statuto quando i candidati sono più di uno. Anche altri oggi pensano di fare primarie. In questa situazione chi non accetta le primarie, tradisce qualche problema con la democrazia. Il cerchio sulla affidabilità democratica dell'On. Di Guardo si è chiuso con il manifesto apparso sui muri: Mi candido a Sindaco e non partecipo alle primarie del P.D.
Non ci sono novità, è sempre uguale al ’93, decidere da solo di mettersi a capo e costringere i tanti a stargli dietro. Molti in questo paese e tanti nel suo partito hanno avuto e voluto il prosciutto negli occhi scambiando le realizzazioni e la fattività per modello partecipativo di governo. La modernità coincide oggi con un ritorno alle decisioni partecipate e non delegate, che fanno parte della tradizione della sinistra migliore, lontanissima dal populismo imperante di cui Di Guardo è la più fedele espressione locale.

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