A muro duro. Misterbianco s'indegna per lo scempio di S. Nicola

Una assemblea cittadina e un consiglio comunale "in seduta straordinaria". Ancora roventi polemiche sullo sconsiderato abbattimento a Campanarazzu, nei pressi del "Toruccio La Piana" del secolare muro della chiesa di S. Nicola circondata dalle lave nel 1669

Sullo sbancamento che ha portato alla distruzione dei ruderi della chiesa di S. Nicolò, salvatisi dall'eruzione del 1669, appare evidente, quanto meno, la negligente assenza di vigilanza dell'amministrazione comunale. Questo è ciò che emerso dall'incontro organizzato sabato scorso dal Comitato ai beni ambientali e culturali (organismo non governativo), nell’intento di fare maggiore luce sulla vicenda. Con la fretta con cui tutto è stato realizzato sono stati omessi non solo lo studio geologico della zona sciarosa, ma la vigilanza e il preventivo sopralluogo del tecnico responsabile.
«Nell'era dei telefonini - si è chiesto amaramente Giovanni Condorelli, parroco della Chiesa Madre - possibile che nessuno si sia accorto di quelle mura così evidenti e abbia avvisato i responsabili dei lavori?».
Lo sbancamento, doveva ampliare il parcheggio del campo sportivo "La Piana", dove gioca la squadra locale che guida il girone B del campionato di Eccellenza. Quando, poi, si scopre che il tecnico comunale incaricato di vigilare sull'operato delle ruspe fa parte della dirigenza del sodalizio calcistico, ecco che il cerchio si chiude.
Durante l'incontro, poi, è stata clamorosamente smentita la stessa amministrazione comunale che - stando alle dichiarazioni del sindaco Di Guardo, presente all’incontro insieme al vice Santagati - aveva negato di sapere dell'esistenza dei ruderi, salvatisi dall'eruzione del 1669. Esiste, infatti, sin dal 1981, una vecchia delibera del consiglio comunale (di cui faceva parte lo stesso Di Guardo), con la quale si decideva di spostare la costruzione del campo sportivo più ad est proprio per tutelare quelle vestigia. Non solo, ma successivamente, nel 1986, in una corposa memoria che elencava gli interventi necessari a tutela del patrimonio storico del paese, redatta dal Club degli universitari misterbianchesi ed inviata a tutti i consiglieri comunali, compariva l'indicazione delle vestigia della chiesa di S. Nicola.
A lasciare perplessi è anche la posizione di Gesualdo Campo, neo responsabile della Sovrintendenza ai Beni Culturali di Catania che si è espresso con formule di questo tenore: «Nessun documento topografico», «parte sommitale di un muro» o, addirittura, «pilastro rovesciato». Se per la Soprintendenza, quindi, quelle mura non ci sono, sillogisticamente ne consegue che non sono mai esistite.
Pochi anni or sono, però, a seguito della segnalazione di alcuni cittadini dell’esistenza di una grotta neolitica in contrada Pezzamandra, fu proprio la Sovrintendenza intervenendo ad assumersene immediatamente la tutela: e quella grotta non risultava certo “documentata topograficamente”. Ciò nonostante il sovrintendente, palermitano fiammante di nomina, ritiene di conoscere a menadito un territorio vastissimo, nel quale si è appena insediato, solo “guardando le carte”, facendosi forte pure dell’opinione di qualche storico locale - per il quale sotto l’area c’è solo lava - e delle certezze degli amministratori che hanno pensato permesso e realizzato lo sbancamento.
Dunque mappe e carte bollate - compreso il verbale dei vigili urbani sbandierato dal sindaco - valgono più della memoria collettiva; lo spazio da guadagnare ad un parcheggio (inutile perché di per sé già immenso) più di ogni antica testimonianza: perciò il Comitato ai beni culturali e ambientali di Misterbianco si farà promotore, anche presso la Sovrintendenza, di una campagna di scavi. C'è una grezza morale che sembra trasparire da questa vicenda: un centinaio di spettatori in più per la partita di pallone varranno pure più di quattro pietre rigonfie di muschio e vecchie di secoli!

RoNa
GiCo

 

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Commenti

Re: A muro duro. Misterbianco s'indegna per lo scempio di S. Nic

A seguito del sondaggio effettuato ieri mattina (sabato 12/9) a nove metri dal piano di calpestio esiste ancoora il pavimento in maiolica. Sciolto quindi ogni dubbio. Si tratta della chiesa di S. Nicolò. Il consiglio comunale ha votato all'unanimità una mozione con la quale impegna l'amministrazione comunale a finanziare gli ulteriori scavi per riportare alla luce l'intero complesso rimasto sotto le lave del 1669.

Carmelo Santonocito

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