Misterbianco e Motta S. Anastasia: "Non vogliamo morire di puzza e inquinamento"

Puzza MisterbiancoAncora una volta, Misterbianco si è risvegliata ieri con un odore nauseabondo e insopportabile, avvertito chiaramente anche in pieno centro. Fin dalle prime ore del mattino, moltissime segnalazioni di cittadini esasperati e di pubblici esercizi.

Subito la reazione indignata del sindaco di Misterbianco, Nino Di Guardo, che ha denunciato il fenomeno ai Carabinieri con l’ennesimo esposto alla Procura della Repubblica di Catania, in merito alla discarica operante a poche centinaia di metri dall’abitato. «Stamattina non era possibile respirare – ha detto il sindaco – ed ormai si è oltrepassato ogni ragionevole limite tenendo aperto un impianto illegittimo, senza alcuna autorizzazione, per il quale la società Oikos che gestisce la discarica di Valanghe d’inverno il 12 giugno scorso ha chiesto in Regione la posticipazione della Conferenza dei servizi per il rinnovo dell’Aia (autorizzazione integrata ambientale) che non ha mai ottenuto». «Ci appelliamo al presidente della Regione Musumeci – aggiunge Di Guardo – perché una comunità, dopo anni di battaglie per far valere il rispetto della legge, non può morire di puzza r inquinamento. La discarica va immediatamente chiusa, e la Regione si assuma le proprie responsabilità e faccia rispettare la legge in un territorio martoriato».

Nel pomeriggio è arrivata anche una “lettera aperta” del Comitato No discarica al presidente della Regione Musumeci, in cui si rinnova la richiesta reiterata (e finora senza risposte) di un incontro, «per ascoltare le ragioni di due comunità costrette da decenni a vivere a pochi passi da due delle più grandi discariche della Sicilia, le storie personali di chi non riesce a respirare, di chi ha perso i propri cari e di chi ha deciso di abbandonare il paese dov’è nato e cresciuto, e viene negato il diritto alla speranza»; e per porre fine a quanto dal presidente definito in campagna elettorale regionale «l’obbrobrio di Tiritì e Valanghe d’inverno».

Già il giorno prima e in piena notte (come durante la Festa medievale) da Motta S. Anastasia in via Benevento, via Giovanni Grasso, via Ruggero II, via Regina Margherita, via Stazione Motta, piazza Umberto, via Turati, via Vittorio Emanuele si erano diffuse sui social e sul “diario e mappatura della puzza” notizie su percezioni vomitevoli comprendenti anche – come spesso avvenuto ultimamente - odore di bruciato. Di certo, tutt’altro che una “suggestione collettiva”.

E nella rabbia ci si chiede come mai questa puzza, se ufficialmente alla discarica di Valanghe d’inverno da tempo per disposizioni regionali viene conferita solo la frazione secca dei rifiuti e non più l’umido; anche se non sono in pochi a seguire (con foto) automezzi “puzzolenti” sulle arterie dirette agli impianti di smaltimento, mentre altri segnalano (pure con immagini) “movimenti e lavori in corso” sulle devastate colline dei Sieli. C’è un territorio di 70 mila abitanti (Misterbianco e Motta) tuttora pervaso dai miasmi e dai timori per la salute e l’ambiente, ma nonostante mille segnalazioni nulla sembra purtroppo muoversi per invertire la tendenza. E si diffonde un senso di impotenza e frustrazione, rifiutando la rassegnazione ai biogas venefici, con la “voglia di andar via” (da immobili largamente deprezzati).

Di recente gli ambientalisti hanno richiesto all’Agenzia Arpa nuove indagini sulle emissioni di sostanze nell’atmosfera, dopo le preoccupanti risultanze ufficiali di due anni fa; monitoraggi che l’Arpa ha preannunciato. E continuano gli appelli anche per l’effettuazione di opportune indagini epidemiologiche. Una storia, per troppo tempo disattesa dalle cronache, ormai insostenibilmente lunga 40 anni.

Roberto Fatuzzo
La Sicilia
25/08/2018

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