L'Incontro "La mafia uccide, il silenzio pure"

Pino ManzellaMisterbianco dedica alla mafia una riflessione senza ritualismi e retorica, con l’incontro “La mafia uccide, il silenzio pure” nell’ambito del progetto “Il filo rosso della memoria”, che parte dall’uccisione di Peppino Impastato a Cinisi per svilupparsi oltre ogni limite di tempo. E qui è stato portato quel mitico striscione originale di allora, di apertura dei cortei, con lo slogan diffusosi dovunque. Per ricordare che la memoria e il ricordo non bastano a “liberare” il futuro, senza un reale impegno collettivo per il cambiamento del Paese.

Dopo le premesse della curatrice dell’evento Carmela Zuccarello e dell’assessore alla cultura Federico Lupo, l’artista Pino Manzella, intellettuale compagno di ideali e di lotte di Peppino Impastato – del quale è in corso la mostra personale alla Galleria civica - ha fatto rivivere con emozione quel periodo buio di cui egli fu più che un diretto testimone, e quel “groviglio” di depistaggi che solo dopo molti anni ha visto la verità affiorare in tribunale. Ed è stato il giorno in cui “la memoria si fa futuro”, come ricorda Dario Montana - attivista di “Libera” e fratello del commissario Beppe ucciso dalla mafia nel 1985 - che sceglie, da familiare di una vittima, di non fermarsi alla "liturgia del dolore" quanto di scavare nell’analisi storica e auspicare un impegno corale di tutte le forze sane del paese.

Ricordati i nomi di alcune delle 940 vittime innocenti di mafia (tra magistratura, forze dell'ordine. giornalisti, professionisti, cittadini) se ne cuce il “filo rosso”, con un dibattito franco e ricco di spessore e umanità. Il presidente del Gip dott. Nunzio Sarpietro evidenzia senza mezzi termini: magistratura e forze dell’ordine sommersi dagli arresti di manovalanza criminale di basso profilo, forze di polizia insufficienti, la prescrizione appare un vulnus alla giustizia, e gli stessi magistrati non sempre adeguati. Altrettanto critico il dott. Pucci Giuffrida, amministratore giudiziario delle aziende confiscate alla mafia, che insiste nel proporre una riforma che non mandi al fallimento i 12mila immobili sequestrati e 2 miliardi e mezzo che andrebbero amministrati da manager pubblici capaci, non da commercialisti che imprenditori non sono, salvaguardando il lavoro come patrimonio sociale. Il sindaco Nino Di Guardo, autore di un libro sulla mafia di tempi tristi locali, indica la scelta semplice di compiere ciascuno il proprio dovere, ogni giorno, per poter guardare in faccia i propri figli. Riconoscenza tributata dalla sala alle forze dell’ordine presenti (Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza), e il dolore di Felicia Bartolotta, madre coraggio, vive nella voce vibrante della bravissima Nadia Trovato.

Roberto Fatuzzo
La Sicilia
17/05/2017

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