Le rassicurazioni del sindaco Di Guardo sull'operazione Gorgoni

Nino Di GuardoPer lui, da sempre definitosi “sindaco per passione” e che nel febbraio scorso ha tirato fuori la terza edizione del suo libro “Misterbianco, una storia di lotta alla mafia” (con prefazione di Giorgio Bocca e postfazione di Giuseppe Giarrizzo), non è certamente piacevole leggere e sentire della “sua” Misterbianco nominata dai media e indirettamente “coinvolta” nel perfido intreccio dell’immondo business dei rifiuti, e dover dare delle precisazioni - a fronte di ogni possibile equivoco - sui rapporti tra mafia, imprese e amministratori locali.

Ma il “vulcanico” sindaco Nino Di Guardo ci accoglie sereno e pacato più che mai nella sua stanza al Comune. «Anzitutto – ci dice - desidero esprimere il mio compiacimento nei confronti della magistratura e di coloro che hanno avuto l’intelligenza e la costanza di “scovare” questi rapporti inconfessabili della malavita che strangola la nostra provincia. Un forte apprezzamento a quanti hanno fatto emergere questo torbido intreccio tra imprese operanti nel mondo dei rifiuti e alcuni amministratori locali. Poi, ho constatato che anche Misterbianco viene citato, ma impropriamente, solo perché nel nostro comune risiede ed ha gli uffici un’azienda incriminata. Se indagini ci sono state e continuano, il Comune di Misterbianco non risulta inquisito nè sospettato di nulla. La nostra amministrazione ha avuto sì per breve tempo rapporti con l’Azienda EF, cui si assegnò temporaneamente il servizio dei rifiuti, ma sempre nella piena trasparenza e assoluta legalità. Quando abbiamo appreso che essa era stata colpita da interdittiva antimafia, noi abbiamo assunto subito tutti i provvedimenti opportuni, chiedendo alla Prefettura il da farsi, e se essa volesse nominare o meno un Commissario; successivamente appena possibile abbiamo indetto una gara per assegnare il servizio senza ulteriori proroghe, e la EF dei Guglielmino ci ha denunciati (me e la dirigente del Settore funzionale) perché non l’avevamo invitata in quanto non inserita nella “white list”. Noi non solo non abbiamo avuto modo di scambiare rapporti più o meno “amicali” con quella società, ma siamo stati addirittura in lite legale in quanto avevamo rispettato la legge. Questo è quello che è accaduto qui a Misterbianco, un Comune che cammina a testa alta avendo operato nel pieno rispetto della legge. Siamo orgogliosi dell’opera sviluppata dalla magistratura e dalle forze dell’ordine, e rimaniamo pienamente a sostegno del prezioso lavoro degli organi inquirenti, che rimangono un nostro punto di riferimento e di speranza perché si faccia pulizia, eliminando ogni rapporto malavitoso nella nostra provincia in questo settore particolarmente esposto quale quello dei rifiuti. Noi abbiamo poi assegnato il servizio alla Dusty, che se l’è aggiudicato a seguito di una regolare gara condotta dall’Ufficio regionale Urega, e siamo in attesa di conoscere a breve l’esito di un ricorso pendente da parte di altre ditte non vincitrici. Noi continueremo a lavorare sereni, nell’impegno di mantenere in ordine la nostra città, fieri anche di essere oggi il primo comune siciliano (tra quelli superiori a 50mila abitanti) nella raccolta differenziata, con una media superiore al 60%».

Per il resto, prima di congedarci, con il sindaco Di Guardo ci si ricorda che a Misterbianco - dopo lo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose nel 1992 – proprio lui fu continuamente minacciato dalla mafia e costretto ad andare a lungo sotto scorta assegnatagli dal Prefetto. Così come, sul piano della lotta all’illegalità (oltre che sul profilo ambientale e della salute) appunto nel settore dei rifiuti, è ormai notoria l’attività del primo cittadino da anni contro le vicinissime megadiscariche a due passi dall’abitato. Con ripetuti esposti, denunce alla Procura, manifestazioni, cortei, conferenze stampa, dossier, interventi in Conferenze dei servizi e iniziative varie alla Regione e al Ministero. Quella che Di Guardo ha ripetutamente definito “la battaglia della vita”, ancora in corso.

«I fatti parlano chiaro - conclude Di Guardo - la gente sa, la nostra è una storia non solo recente. E lavoriamo sempre a testa alta, con la coscienza tranquilla e senza preoccupazioni di sorta». Anche se nel suo secondo libro, si leggeva nel 1995 che «chi resiste alle mafie in Lombardia non rischia la vita, ma chi resiste a Misterbianco appende la sua sulla punta di un bastone»; sono passati 22 anni, da allora...

Roberto Fatuzzo
La Sicilia
30/11/2017

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