Il testo ritrovato dello scrittore catanese, nell'allestimento con la regia di Gianni Salvo. fino a domenica sui legni del Piccolo Teatro
“Carmen 1929” - una parodia
approssimativa ma esilarante del celebre personaggio di Bizet, di chiara matrice
sperimentale ed avanguardista - è la piece firmata dallo scrittore Antonio
Aniante che da stasera (alle 21.00) e fino a domenica (alle 16.30 e alle 19.30)
il Piccolo Teatro accoglie sulla sua prestigiosa scena. A firmare la regia di
questo testo, ritrovato tra le carte di Giulio Santangelo e pubblicato per i
tipi della milanese Adragno sotto l’attentissima cura di Rita Verdirame, è
Gianni Salvo, genius loci del Piccolo. Lo abbiamo incontrato in occasione
del seminario - sorta di atipica anteprima critica della rappresentazione - che
l’Università di Catania ha dedicato allo scrittore di Viagrande e cui hanno
prestato il loro contributo interpretativo Guido Nicastro, Fernando Gioviale e
la stessa Rita Verdirame. “Il rapporto del nostro ateneo con la realtà del
Piccolo Teatro, vera e propria fucina di incontri e di confronti senza pari - ha
sottolineato proprio la Verdirame – è certamente da privilegiare”, nel nome
di un certo modo di pensare il teatro e dello stesso Aniante. E soltanto per i
neofiti si può parlare di “scoperta” a proposito di questo “viandante
irrequieto”. In realtà coloro che frequentano la letteratura italiana e la
storia del teatro d’avanguardia ne conoscono sia lo spessore culturale che
drammaturgico. “Mi pare che l’elemento più importante di questo scrittore
– risponde coi modi pacati di sempre Gianni Salvo – è costituito
dall’isolamento attribuito e formato in parte anche dalla critica: ecco,
ammiro in Aniante la capacità di essere il caposcuola di se stesso. Il suo
isolamento, poetico, di spessore -
chiariamo - non si misura: non ha un passato né avrà un futuro probabilmente,
perché i meccanismi accademici sono ahimè questi.” Insomma, per Salvo
Aniante è un grande escluso perché non appartiene a quelli che vantano
“padrini illustri (Verga, Pirandello o Sciascia) e che non si occupano di
mafia”. Per cui risulta scrittore “difficile da collocare nella
distribuzione della cultura del potere. Ovviamente fa parte di una anagrafe
assai più importante, mantenendo una sua valenza assoluta: “In questo senso
– continua Salvo - mi ha sempre interessato anche la sua stravaganza. In
“Carmen 1929” è possibile a mio modo recuperare una summa di curiosità, di
fragilità, di polemiche e di ironie che appartengono ad una grande stagione,
condensate in una scrittura che fuoriesce dal suo tempo per diventare
presente”. “Carmen 1929” è
perciò un divertimento dialettico che contribuisce a dare credibilità ed
identità al teatro di Aniante.