La Presidentessa Rai Annunziata: di tutto di più.

In una asciutta e densa conferenza stampa, nel corso del Prix Italia a Catania Lucia Annunziata si scaglia contro la Legge Gasparri e non solo...

Nostra Signora Televisione ha il volto sereno della
“presidentessa” Rai, Lucia Annunziata - poco glamour e molta sostanza in un
professionalissimo tailleur nero – che, “provocatrice e non predicatrice”,
affronta e scarnifica i punti salienti della televisione italiota lungo una
densissima conferenza stampa, la prima dalla sua entrata in carica, “in cui -
come ha simpaticamente avvertito lei stessa - tutte le domanda erano ammesse”.
L’ultima giornata del 55 Prix Italia, in soldoni l’oscar per le produzioni
radiotelevisive e web – che ha celebrato la sua giornata conclusiva con
l’assegnazione del prestigioso cavallino d’argento - ha però lasciato
l’amaro in bocca proprio a mamma Rai che non ha raccolto nemmeno un
riconoscimento ma che per bocca di una Annunziata, ha fatto il punto in un
momento di svolta dell’intero sistema radiotelevisivo. Anzi nel momento in cui
“l’informazione – ammette la presidentessa – non è il centro dei
pensieri della Rai. Lei spezza subito una lancia a favore del Prix Italia: “La
Rai è un’azienda cerimoniosa ma in questo caso la liturgia della kermesse
corrisponde ad un grande contenuto di qualità, che è la bandiera di un
servizio pubblico da ripensare”. Insomma: “Più presentatrici e meno
veline”. E anche qualche battuta, non solo tra le righe, sulla concorrenza,
proprio alla vigilia di un autunno caldo nel quale Sky – leggi “Murdoch”
– si appresta a controllare, nonostante gli argini della commissione europea
antitrust, l’intero mercato pay tv dello stivale, almeno secondo una stima del
serioso “Guardian”. Poi subito alle questioni più spinose. Innanzi tutto la
legge tv “modello Gasparri”: “E’ una legge che danneggia la Rai e sulla
quale pesa il conflitto di interessi del premier e l’attrazione fatale che
giocoforza la sua carica esercita sul mercato”. Poi il digitale:
imprescindibile sì, ma sotto la fretta di questa legge con un piano industriale
poco chiaro “quali saranno i costi, quale il ruolo dello Stato ed il peso dei
contribuenti?” Ultimo dilemma, il balletto delle nomine: “Sono contraria
alla logica dello spezzatino: piuttosto desidererei rimettere in campo non solo
tutti i nostri nomi migliori ma trovarne altri”. E precisa: “Spero anzi che
in questo momento non ci siano nomine, proprio per evitare il sospetto di 
voti di scambio”. Se dovessi fare un censimento del suo primo semestre:
“Ho superato il parlamentarismo: se il mio CdA si è spaccato sulla questione
politica è rimasto assolutamente compatto sulla trasparenza delle pratiche
aziendali. Io? Non ho subito il fascino di attrazioni esterne: ho lavorato da
amministratore”. L’Annunziata non si sottrae nemmeno sulle polemiche più
spinose, pur non entrando nel merito dei programmi: dalla “quaestio”
Sanremo-Renis, al piano editoriale fino al caso Santoro: “Ho
l’impressione - ha detto sapida - che lui rimarrà in Rai più a lungo di
me…” GiCo

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