Un mutuo trentennale per acquisire lo storico immobile. Conferenza stampa di Orazio Torrisi e di Pippo Baudo, presente tutto il CdA al completo. Meno di un mese al debutto con "Questa terra diventerà bellissima" gia in scena lo scorso anno...
Il settembre in
cui lo Stabile annunciava tradizionalmente la sua stagione teatrale è caduto
in… maggio, “quando abbiamo scelto - spiega il direttore artistico Orazio
Torrisi - di bruciare le tappe dichiarandoci già pronti con il cartellone
2003/04 ed avviando già la campagna abbonamenti. Che sono piovuti copiosi,
circa seimila, a un mese dal debutto. Ma dalla conferenza stampa che l’ente
teatrale più importante della città dell’elefante ha convocato ieri mattina,
presenti insieme a tutto il CdA, Orazio Torrisi, Pippo Baudo e l’assessore
regionale Fabio Granata, sono emerse alcune novità assai importanti. La più
rilevante è senza dubbio l’iniziativa da parte dello Stabile di acquistare il
Teatro Verga: “Una decisione – riconosce raggiante lo stesso presidente
Pippo Baudo – che è arrivata alla fine di lunghe trattative coi privati,
padroni dell’immobile, che impegna il nostro ente con un mutuo trentennale ma
che ci consente di sentire finalmente nostra la sede storica del teatro
catanese”. Una acquisizione “con dedica”, visto che l’operazione –
specifica ancora Baudo – vuole essere una sorta di omaggio ad Ignazio
Marcoccio, che questo teatro ha contribuito a far nascere”. Rispetto
all’anticipo estivo cambia qualcosa nel cartellone che Torrisi illustra: il Dumas
de “La signora dalle camelie”, indisponibile la Guerritore, slitta a
dicembre per far posto a “Questa terra diventerà bellissima” di Felice
Cavallaro. Uno spettacolo reduce da una lunga stagione di successi e
simbolicamente forte che apre la stagione ad un prezzo politico: solo due euro.
Immutato il resto - compresa l’opzione tra i due one man show di Beppe Grillo
e di Paolo Rossi -: Martoglio (“L’altalena”), Cerami
(“Il comico e la spalla”, appositamente scritto per lo Stabile), Kezich
(“La coscienza di Zeno), Feydeau (“La pulce nell’orecchio”), Renè
De Ceccatty (“Pallido oggetto del desiderio”), De Benedetti
(“Non ti conosco più”) e con l’attenzione dovuta ai grandi: il Pinter
di “Vecchi tempi”, l”Elena” di Euripide, il Brecht de
“Il cerchio di gesso del Caucaso”, il De Filippo di “Sabato,
domenica e lunedì”, il Miller de “Uno sguardo dal ponte”, La Wertmuller
di “Storie d’amore e d’anarchia” e con un significativo ritorno:
quello del Brancati di “Don Giovanni in Sicilia” (a sostituire
Salvatore Fiume pittore con “Il tesoro dei Palagonia”), spettacolo
dedicato alla memoria di Turi Ferro. Sul cui “caso”, riaperto recentemente
da una accorata lettera dei familiari dell’attore, ipse Baudo ribadisce:
“Neanche Turi avrebbe voluto mutare la denominazione dello Stabile”. Dunque,
Verga restando, “dedicheremo a Ferro la tensostruttura che nascerà tra
breve”. Agli autori contemporanei siciliani che utilizzano il dialetto è
dedicata la rassegna Nuovo Teatro: Francesco Sframeli (“Nunzio”);
Spiro Scimone (“Bar”); Emma Dante (“Mpalermu”,
“Carnezzeria”); e non ultimi i due catanesi Nino Romeo e Carmelo Vassallo
(rispettivamente con “Fatto in casa” e “Lupo”). A Granata il compito
di farsi portavoce dell’impegno della Regione Sicilia, “sostenendo il Teatro
Stabile uno dei gioielli culturali della nostra isola”.