Il sufismo e la danza roteante

Sufismo
I praticanti del Sufismo erano considerati dei saggi. Molti dervisci sono mendicanti che si sono votati alla povertà, mentre altri lavorano, per esempio, i Qadiriyya egiziani sono dei pescatori. Esistono varie confraternite sufi, quasi tutte hanno avuto origine da un santo o un maestro musulmano come ʿAlī e Abū Bakr, rispettivamente, quarto e primo califfo musulmano. Vivono in comunità monastiche simili a quelle cristiane.
L'Ordine dei Mevlevi, in Turchia, pratica la celebre danza turbinante come metodo per raggiungere l'estasi mistica (jadhb, fanāʾ). Le danze sacre sono la più antica forma di trasmissione dei "misteri" che essi affermano, pervenuti all'uomo dall'antichità, e quanti sono ammessi a un tale esercizio passano attraverso un insegnamento speciale che prevede una lunga preparazione.

Luisa Spampinato

La danza roteante o turbinante non viene pubblicamente eseguita in forma completa ma in certe tekkè (luoghi di raduno delle confraternite), i più anziani considerano l'uso di eseguirla equivalente alla lettura di libri che espongono i misteri del tempo antico. Un approccio simile è rintracciabile nelle danze sacre indiane dove, per fare un esempio, una diversa posizione della mano o del piede trasmette una diversa informazione e per questo il pubblico deve essere addestrato alla comprensione della danza, che in questo caso non può essere lasciata all'impressione soggettiva.

Contemporaneamente alla rappresentazione, un Derviscio compie un particolare esercizio interiore che ha il fondamentale compito di accelerare, complessivamente, la frequenza del ritmo di lavoro del proprio organismo e impedire allo stesso tempo di creare squilibri tra le varie parti del corpo, specialmente tra il centro di "coordinazione motoria", il centro "intellettivo" e quello "emozionale". Dopo anni di esperienza, orientando i propri sforzi in questa direzione, pare che un Derviscio acquisisca, in uno stato di "super-coscienza", una speciale proprietà fondata sull'equilibrio dell'attività del proprio organismo, raggiungibile per attimi via via sempre più duraturi, col fine di renderlo uno stato permanente. Questa è chiamata la "Comunione con Allah".

La differenza tra le danze dei Dervisci e quelle rituali afro-americane consiste maggiormente nel fatto che l'obiettivo di queste ultime è l'entrata in uno stato alterato di coscienza, scatenato dall'ossessività dei movimenti sincopati dal suono, all'interno del quale il danzatore non ha alcun controllo su di sé, né cognizione delle circostanze, creando però, secondo le credenze, un contatto speciale con le "forze superiori".

Oltre alla danza roteante esistono altri tipi di danze, tutte caratterizzate da una grande attenzione a particolari apparentemente insignificanti. Nel loro apprendistato, che dura diversi anni, i futuri Dervisci vengono addestrati da sapienti maestri con tecniche molto raffinate; una di queste prevede l'utilizzo di un marchingegno molto curioso, simile ad un albero: dalla sua base, generalmente in legno, si dipartono due o più rami dai quali, a loro volta, se ne dipartono altri ancora, e così via per un numero preciso di volte; ogni segmento è collegato all'altro tramite sfere, in genere d'avorio, risultando così un meccanismo affine a quello delle articolazioni scheletriche, capace di assumere numerose combinazioni di posizioni. Coll'ausilio di questo speciale strumento i monaci mostrano le posizioni che i discepoli dovranno imitare e sostenere per svariate ore, completamente immobili, con l'obiettivo di imparare a "sentirle" dentro se stessi.

A questo generalmente si aggiungono delle operazioni mentali da svolgere durante l'esercizio in una determinata successione. Oggi i dervisci roteanti sono spesso semplici danzatori che si esibiscono per i turisti, soprattutto in Turchia e in Egitto, così come i fachiri in India. A questo proposito è utile sottolineare che mentre la religione del "pensiero" si sviluppava in Oriente e in Occidente il culto si fondava sulla Fede, ovvero sul "sentimento", nel Sud del mondo la religione, nelle sue varie forme, ha tendenzialmente assunto un carattere fisico, dove il "Corpo" era il punto di partenza. Spesso infatti si afferma che un vero fachiro e un vero Derviscio sono in sostanza la stessa cosa, ovvero - da questo punto di vista - due esempi di lavoro religioso incentrato sul corpo fisico.

I Rifāʿi, sono dervisci che, nei paesi islamici, sovente si esibiscono in pubblico, facendosi trapassare da coltelli, ferri infuocati o inghiottendo carboni ardenti. Spesso sono rinomati come guaritori di morsi di serpenti o di scorpioni, sostituendo di fatto l'opera dell'ormai scomparsa confraternita islamica della Qalandariyya. Vi sono anche dervisci che cantano versi del Corano, suonando tamburi, nay e danzando in gruppi; altri invece, soprattutto i sufi dell'Asia meridionale, prediligono la meditazione silenziosa.

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