La dolorosa vicenda giudiziaria che nei giorni scorsi ha coinvolto l’amico e concittadino Matteo Marchese ci ha lasciati sgomenti e sbigottiti. È doveroso adesso, oltre che necessario, con maggiore serenità e senso di responsabilità, dopo aver passato notti insonni, non “essere muti e indifferenti”, ma saper dialogare e interpellare, innanzitutto, le nostre coscienze.
Sicuramente è il secondo avvenimento più grave della storia politica della città, dopo i fatti del 1991 che portarono allo scioglimento per mafia del Comune di Misterbianco. Conosco Matteo, da sempre quasi, e lo conosco come persona gentile, educata, disponibile, credente, e mi auguro dal profondo del cuore che possa dimostrare la sua estraneità ai fatti contestati e chiarire per intero la vicenda. Da sempre nutro grande rispetto delle leggi e sono convinto della capacità investigativa, preventiva e punitiva dello Stato italiano, della magistratura e delle forze dell’ordine. Sono, altresì, convinto che non possiamo fare finta di niente, dopo due scioglimenti per mafia, Misterbianco si deve interrogare seriamente, prontamente e profondamente. La politica non deve essere vista come un sistema di potere alla continua ricerca del consenso a qualunque costo. No! Soprattutto in Sicilia. Soprattutto a Misterbianco.
La politica deve avere, innanzitutto, una funzione educativa, di formazione delle coscienze, nella legalità, nel rispetto dell’altro e delle regole. La politica deve contribuire alla crescita culturale, civile, sociale, oltre che al benessere economico, di tutti i cittadini. La politica è vocata al bene comune. La politica deve indicare un percorso, un orizzonte, un progetto di promozione dell’uomo e delle coscienze di ognuno e dell’intera società. E per far questo è necessario un rigore morale assoluto. Affinché tragedie non abbiamo mai più a succedere. Comunque, di una cosa, ne sono certo, non abbiamo assolutamente bisogno, che ha già fatto tanti, troppi danni: della Ipocrisia!