Il peggio è ancora possibile... La privatizzazione dello stato e delle istituzioni di governo

privatizzazioniRitengo opportuna una ulteriore replica sull’argomento della variante Humanitas, soprattutto perché mi corre l’obbligo di ricondurre la discussione a far chiarezza sulle interpretazioni dei commenti postati su questo sito.

Se gli interlocutori dei commenti rileggono il mio primo post sulla variante Humanitas titolato «A MISTERBIANCO LA VARIANTE HUMANITAS GIUNGE IN CONSIGLIO COMUNALE..CHE FARE?», le tre realtà fotografate dal commento di Pietro SANTAGATI sono benissimo percepite sul mio intervento.  Averlo letto distrattamente potrebbero essere fraintesi i miei intendimenti che, come ho capito, il concittadino Santagati me ne ha fatto segno di “debolezza d’analisi”.

Infatti, è proprio dalla mia consapevolezza di queste tre realtà che ho ritenuto suggerire ai neo-consiglieri che non si limitassero a chiudere l’argomento con la semplice espressione di voto sulla variante, ma di aprire nell’occasione un dibattito politico che servisse ad elevare le coscienze su un fenomeno che di fatto favorisce le strutture private a tutto danno delle strutture pubbliche, come in questo caso la sanità pubblica e la ricerca, a cui si tolgono i fondi e poi si elargiscono concessioni a tutto vantaggio della sanità privata che non ha alcuna cultura dell’eguaglianza.

E non solo, ma SOPRATTUTTO PER UNA VARIANTE DI TALE PORTATA si richiedeva un’attenta analisi perché in generale i progetti delle reiterate varianti al PRG permetterebbero una speculazione fondiaria ed edilizia in zone agricole sulle quali una variazione a diversa destinazione può far fruttare una buona rendita immobiliare agli SPECULATORI SPESSO "INVISIBILI".

E poi DOVE REALMENTE STA IL VANTAGGIO PER LA NOSTRA CITTADINANZA?.  Quello privato si scorge benissimo, quello pubblico non riesco a vederlo.  Mentre su queste zone di Tenutella e Sieli si potrebbe destinare la definizione progettuale di un parco verde-paesaggistico per nuove idee che favorirebbero la formazione di paesaggi più vivibili, ecologicamente più sostenibili e di maggior pregio sotto l’aspetto estetico, con effetti positivi anche dal punto di vista economico, turistico ed occupazionale. E comunque opere che non interagiscano con la struttura del terreno dichiaratamente inadatto alla posa di grandi infrastrutture per vincolo idrogeologico.

Il Consiglio Comunale è vero che non decide in materia di programmazione sanitaria, ma QUESTO NON GLI IMPEDISCE DI ESERCITARE IL MANDATO POLITICO-AMMINISTRATIVO di esprimere un parere, che permetterebbe di chiarire ai cittadini i propri dubbi ed ai consiglieri di fare le loro deduzioni  per uscirne con un progetto condiviso almeno dalla consapevolezza collettiva di convinta opinione.

La partecipazione alla vita politica va costruita e non solamente dichiarata, perché l’indifferenza nelle scelte inibisce poi nel sociale la presa di coscienza che il problema richiede se i cittadini lo vengono a sapere a cose già fatte in Commissione ed in Consiglio.

Infatti, da quello che mi è stato dato da leggere nei commenti pervenuti, la stessa arrendevolezza l’ho percepita nelle posizioni che ricalcano l’excursus della vicenda, in quanto non vi ho trovato una proposta critica innovativa, ma soltanto il rassegnato affidamento ad una auspicabile serietà del progetto Humanitas, e niente più.  Sulle varianti al PRG nessun elemento propositivo di  progetti alternativi che bonifichino in tali zone gli impatti sull’ambiente (cementificazione, discarica di rifiuti urbani, scarti di lavorazioni, peggioramento di qualità dell’aria, ecc..) e sulla persona (rischi di salute correlati all’inquinamento, all’eccessivo traffico, stress, ecc..).  Tutte cose di lungimirante previsione che dovrebbero spingere i cittadini a delle riflessioni profonde, prendendo atto che il territorio è una risorsa da preservare, iniziando dal fatto che la sua salute è anche la nostra, fornendo così una risposta alle esigenze di valorizzazione degli àmbiti, di ricostruzione del paesaggio nonché  di vivibilità e fruibilità degli spazi.

Poi, sull’esito di voto del consiglio comunale, ho voluto esternare le mie impressioni con altro intervento titolato «DOV’ERA LA POLITICA LA NOTTE DEL 18 LUGLIO ?..SE C’ERA NON HA FATTO IL SUO MESTIERE!», deluso come cittadino dall’approvazione acritica, priva di relazione introduttiva della Commissione e senza un incisivo dibattimento in seno al Consiglio.  In compenso, però, l’approvazione è stata CORROBORATA da un voto unanime che ha ignorato le ombre discutibili emerse nei blog di noti siti locali di giornalismo investigativo.

E’ PREOCCUPANTE, dunque, che la funzione principale dei Sindaci e dei Consigli Comunali, che dovrebbe essere “lungimirante” di futuri sviluppi, possa ridursi a banale ratifica di varianti già decise altrove.  Essi piuttosto possono e devono svolgere il loro ruolo di amministratori della polis e, quando serve, anche in contrasto con la Regione. Ed è quello che dovrebbero fare per non essere ancora una volta passivi esecutori delle decisioni dei POTENTATI REGIONALI, con i quali i nostri onorevoli concittadini On. Sindaco DI GUARDO e On. LEANZA si sono resi COMPLICI E COLLABORATORI del disfacimento.

La cosa più ridicola è l’illusione che si dà alla cittadinanza da parte dei nostri eletti consiglieri, quasi tutti a gratificarsi della realizzazione di un servizio sanitario privato che consentirebbe una crescita occupazionale inesistente o del convincimento che la vita migliorerà, che le tariffe sanitarie diminuiranno e che non ci saranno più problemi per la salute e le malattie. Che poi il privato funzioni meglio è tutto da vedere, stando alle notizie di un crescendo di scandali nella sanità privata.

Ora il concittadino consigliere Serafino CARUSO mi richiama al rispetto del Consiglio Comunale.  Il mio rispetto all’istituzione del Consiglio e dell’Amministrazione in carica è certamente dovuto, ma i loro componenti  il rispetto non lo devono pretendere  per la condizione di eletti o per il numero di voti personali.  Se lo devono guadagnare sul campo PER QUELLO CHE ESSI SEMINANO, con la lungimiranza culturalmente attrezzata a concretizzare scelte altamente qualificanti per la società, non certo con le banali manifestazioni di ordinaria amministrazione o peggio con esibizioni di opportunismo alla propria immagine, e ancor meno con interviste-video pianificate a dar fiato alle solite noiose tiritere piuttosto che ad incalzare l’interlocutore sulle più serie questioni oscurate.

SE NON ORA QUANDO?...gridavano a Misterbianco quei validi giovani in arancione durante la campagna elettorale. E sono rimasti inascoltati dalla disattenzione dei cittadini distratti dal teatrino del politicantismo locale.

Occorre stigmatizzare queste imprudenze dell’incoscienza delle illusioni e mettere, invece, a disposizione dei nostri giovani l’attrezzatura mentale per ribellarsi alla tendenza dei nostri governi plutocratici succeduti  negli ultimi 20 anni, che vogliono privatizzare ogni servizio pubblico giustificandola con la mancanza di mezzi finanziari disponibili al loro funzionamento.  MA PRIVATIZZARE SIGNIFICA RENDERE DI POCHI QUELLO CHE E' DI TUTTI.

Così, dopo i vari tentativi  ancora in corso con acqua, trasporti ed energia, c’è l’intenzione di indebolire anche il sistema sanitario pubblico, sino a tagliare drasticamente i fondi per i presìdi ospedalieri, smantellandoli e, di conseguenza, compromettendone  la funzionalità e l'efficienza favore del privato.

Questa politica sanitaria, già logorata dal fastidioso intermezzo tra visite private intra moenia (dentro l’ospedale) o extra moenia (fuori ospedale), sta  progressivamente sradicando i valori del sistema sanitario nazionale, perchè si muove nella direzione di assecondare la privatizzazione della sanità tramite la complicità di politici regionali spesso per lasciare spazio a gruppi di potere e agli interessi speculativi, come sul modello Formigoni in Lombardia o su quello Cuffaro prima e Lombardo ora in Sicilia.   

Occorre impedire questo “autolesionismo”.  La nostra sanità (all’avanguardia per l’assistenza capillare uguale per tutti a differenza di quella americana dove la povera gente muore se non può permettersi l’assicurazione sanitaria) ha bisogno di essere, più che riformata, rivoluzionata nella riorganizzazione dei presìdi ospedalieri configurandoli in centri di prevenzione, di terapia e di alta ricerca scientifica per garantire interventi e qualità in tempi brevi ai bisogni e alle urgenze dei cittadini, per cui -contrariamente a quanto afferma l’amico Pippo GULLOTTA- sarebbe decoroso che i bilanci dello Stato, anziche tagliare a vantaggio del privato, garantissero risorse sufficienti al servizio sanitario nazionale per stimolare invece la competitività della decantata sanità privata.

SE TUTTO QUESTO SARA' TRASCURATO, l’esito per la nostra repubblica democratica sarà nefasto. E la responsabilità di quel peggio ancora possibile sarà dipeso dalle nostre incaute scelte.

Ora, potrebbe anche essere non di gradimento quello che scrivo. Ma sono partigiano di una idea e accetto volentieri la partigianeria degli altri, se non altro perché la intendo una scelta di manifesta coerenza al proprio pensiero. (Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. - A.Gramsci).

Evidentemente confesso di portarmi dietro la mia ideologia ed il mio punto di vista.  Traggo, infatti, origine da quella grande tribù di pensiero, a cui devo la mia formazione ideale ed irrinunciabile di avversione alla privatizzazione ed al sistema capitalistico, contro cui ho manifestato da sempre la mia resistenza senza alcuna velleità di protagonismo o apparenza.

Forse questa mia resistenza non ha saputo spiegare bene “QUELLO CHE VOGLIO”, ma l’unica cosa certa è di avere appreso ed espresso sempre, a me stesso ed agli altri, perfettamente “QUELLO CHE NON VOGLIO”. 

Mi dispiace, dunque, che SANTAGATI abbia inteso poco qualificante qualche attributo al suo commento nella mia prima replica.  Le assicuro che non era nelle mie intenzioni , anche perchè il mio vecchio vocabolario non lo spiega come sinonimo di offesa. 

Ad ogni modo apprezzo le note dei commenti che leggo con tanta attenzione e ringrazio i loro autori (Pippo Gullotta, Pietro Santagati, Serafino Caruso, Agatino Nastasi e i lettori del sito) per le ricchezze ideali di contributo al dibattito sul bene comune di Misterbianco, nonchè per l’attenzione che hanno voluto riservarmi. 

Con stima

Enzo Arena
(www.webalice.it/arenavincenzo )

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Commenti

Alcuni giorni addietro

Alcuni giorni addietro tramite URP (Ufficio Rapporti col Pubblico) dell'ASL di Catania ho prenotato una TAC che mi è stata fissata per il mese di febbraio del 2013! La data così remota non mi ha sorpreso, tuttavia dopo aver accettato e chiuso il telefono ho provato a contattare una struttura privata convenzionata la quale mi dava la disponibilità ad effettuare l'esame per le ore 10,00 del giorno successivo, senza ulteriori oneri rispetto all'ente pubblico. Il Sig. Arena cosa avrebbe scelto: pubblico o privato?
Certo il privato ha interessi economici ma se i protocolli sono rispettati e controllati dagli addetti (questi sì facenti parte del pubblico) non trovo strano che il privato abbia il giusto ritorno economico; faccio notare che più strutture private ci sono meglio è per l'utenza in quanto a parità di costi può scegliere quel che meglio gli conviene. Questo ragionamento lo estendo per la nascente struttura “Humanitas” in quanto si aggiunge come ulteriore offerta per il cittadino e bene ha fatto il consiglio comunale ad approvare la variante poiché alla fine di un dibattito per quanto lungo e travagliato, come avrebbe gradito il Sig. Arena, si sarebbe dovuto decidere per l'approvazione o meno.
Purtroppo dalle nostre parti si discute molto e si realizza poco (vedi fondi non spesi che tornano al mittente). Comunque nulla vieta che non possano sorgere strutture pubbliche (in quelle sì non vi sono interessi, sic!).

Turi P.

Turi P. sono solo in parte d

Turi P. sono solo in parte d'accordo con te. Ti invito a riflettere un poco su quello che è oggi la sanità pubblica e di come noi stessi l'abbiamo ridotta sotto lo stimolo anche di politici che si avviano piano piano a distruggerla a favore del privato dove spesso giacciono una parte delle loro azioni.
Ti dirò solo alcune motivazioni che ti spiegheranno il perchè hai avuto la prenotazione privata più celere di quella pubblica: negli ospedali sono inseriti anche i P.S. in cui afferiscono centinaia di persone al giorno. Fra questi esistono i furbi (la Sicilia, tu lo sai è ricca di persone furbe) i quali dovendo effettuare delle TC non vanno come tu hai fatto alle prenotazioni, ma fanno finta di sentirsi male, bleffando, e intasano le TC ospedaliere anche quelle adibite agli esterni. Metti anche che il personale, in questi ultimi tempi, è stato decimato a causa del piano di rientro, metti che esistono molti infermieri imboscati perchè raccomandati da questo o quel politico, metti i menefreghisti che una volta preso il posto pubblico se ne fottono ecc.. ecc..
Al solito caro Turi tutto dipende solo da noi e solo da noi. E purtroppo, come dicevo prima, la Sicilia è piena di furbi ed infatti saremo sempre "scausi e nudi " grazie alla nostra furbizia.
Con affetto

Enzo Messina

Lettera aperta a Turi P.

Lettera aperta a Turi P.

Credevo, con la mia replica titolata “il peggio è ancora possibile”, di aver argomentato più chiaramente i miei intendimenti, e che tra quelle mie righe avrebbe trovato anche lei la risposta al suo commento pervenutomi. Comprendo benissimo le sue ansie e per amor del vero confesso che in estreme situazioni anch’io sono stato costretto, come lei, a ricorrere ad una struttura privata con oneri, però, fortunatamente  a carico ancora della sanità pubblica.  Ciononostante la penso diversamente da lei, perchè non è sempre oro quello che ci luccica davanti agli occhi.

Le mie deduzioni vanno oltre le devianti apparenze e mirano a relazionarmi con gli altri non solo su quello che vogliamo, ma soprattutto su quello che non vogliamo. Sono le nostre scelte politiche, infatti, a determinare l’agognata costruzione di uno Stato sociale per governare cittadini uguali tra uguali.

Partendo da questa concezione ho espresso e ribadisco ancora il mio pensiero “politico” sull’argomento della “privatizzazione”, in particolar modo riferita alla sanità che auspico resti sempre pubblica e non consegnata all’iniziativa privata che non ha certo la cultura dell’uguaglianza.

Questa consapevolezza di analisi scaturisce dal fatto che negli ultimi 15 anni abbiamo assistito ad una accelerazione dei processi di smantellamento del SSN per risanare i bilanci dello Stato (tagli di posti letto negli Ospedali pubblici ed in molti casi persino la chiusura di Ospedali, riformulazione in meno della lista di prestazioni ammesse a convenzione, riduzioni di personale e di servizi sul territorio, introduzioni di ticket sanitari sempre più gravosi,etc.).

Un progetto micidiale dei poteri forti e del neoliberismo, subito appreso dagli speculatori della sanità, i quali dal capitale sociale di Stato e dalle convenzioni cercano di trarne il massimo profitto, mercificando la malattia al libero mercato della salute, così come ancora i tentativi di fare con l’acqua, i trasporti, l’energia, i rifiuti etc., i cui risultati sono l’esatta percezione dei prodromi di dissoluzione dello stato sociale sempre più precario e ricattabile.

Questa dissoluzione nella sanità è cominciata prima col progetto delle visite private intramoenia o extramoenia dei primari in servizio nei presìdi ospedalieri pubblici, ed ora con pesanti tagli alle risorse della sanità pubblica per favorire invece quella privata convenzionata e no.

Un continuo deperimento della quantità e della qualità delle prestazioni del servizio pubblico,che lei ha potuto già rilevare anche solo osservando il progressivo allungamento delle liste d’attesa per qualsiasi servizio. Contemporaneamente assistiamo ad un aumento costante dei ricoveri in regime di emergenza nelle strutture ospedaliere causato dalla diminuzione del servizio di prevenzione precedentemente fornito dai distretti territoriali, i quali oltre alla riduzione delle strutture hanno dovuto ridurre anche il numero delle prestazioni a causa dello strangolamento economico al quale sono sottoposti.

Tutto questo per agevolare il modello privatistico che, considerati lo spread e la spending review, ci porterà sicuramente presto ad una situazione gestita quasi esclusivamente dalle assicurazioni private, molto vicina a quella degli USA, dove quasi 50 milioni di cittadini privi di assicurazione sono senza copertura sanitaria e, quindi, senza diritto alla salute.

Vedremo presto quali vantaggi ci consegnerà la variante Humanitas, acclamata all’unanimità dai nostri eletti rappresentanti consiglieri.

Da queste considerazioni, dunque, ho tratto le mie conclusioni, ma non ho detto che si debbano per forza vietare le strutture private. Però la mia razionalità, giustificata da una onesta lucidità ”politica”, mi fa ritenere ancora imprudente l’indifferenza dinanzi a questo “autolesionismo” contro il Servizio Sanitario Nazionale, perchè è appunto l’indifferenza sociale che favorisce poi quel peggio ancora possibile.

Occorrerebbe invece utilizzare gli Enti locali e i Consigli Comunali per costruire una forte opposizione sociale alle scelte dei governi “plutocratici”, per sperimentare quell’idea di politica come rifiuto del potere scisso dalla collettività e per reclamare una sana riorganizzazione della nostra Sanità pubblica, che non resti priva di quelle risorse indispensabili al suo funzionamento e che sia nello stesso tempo capace di mettere fuori politicanti, lestofanti e privilegiati dai posti di potere che con perversi meccanismi di fraudolenta gestione mortificano la sanità (pubblica o privata).

Ora certamente lei non dovrà dar conto delle sue rispettabili opinioni, Comunque, nell’analisi io avevo introdotto anche seri elementi di incongruenza sulla variante humanitas al PRG per la diversa destinazione d’uso di zone agricole e con vincolo idrogeologico, che fanno sospettare speculazioni di “invisibili” attori e, forse, di ambigue complicità.

E non solo. Ma avevo indicato anche interessanti e realizzabili proposte di risanamento per quel territorio funestato già dalla tanta deprecata discarica privata, forse produttrice di disseminazioni tumorali e di cavie umane, di cui (guarda caso come una filiera) se ne dovrebbe ora occupare l’altra struttura sanitaria privata in cantiere. Ma prevenire sarebbe stato molto meglio che curare.

Mi dispiace che lei -sig.Turi P- le abbia sottovalutate. Mi avrebbe confortato almeno il suo sostegno.

La saluto cordialmente.

Enzo Arena

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