Il mistero della tomba di Alessandro Magno secondo Valerio Massimo Manfredi

Teatro Stabile

Un mistero millenario ruota intorno al sepolcro di Alessandro Magno. Che s'infittisce sempre più e ancora affascina. Parola di Valerio Massimo Manfredi, ospite del prossimo appuntamento di “Librinscena”, la rassegna promossa dal Teatro Stabile di Catania, con il patrocinio della Presidenza della Regione Siciliana, in collaborazione con la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università e l’Assessorato comunale alla Cultura.

Giovedì 25 febbraio alle ore 18, nel Coro di notte del Monastero dei Benedettini (ingresso libero), l'archeologo e scrittore modenese, pluripremiato autore di saggi e romanzi, docente presso l'Università di Bologna, presenterà il suo recente bestseller La tomba di Alessandro. L'enigma (Mondadori, 2009) e ne affronterà le tematiche con due rinomati esperti: Lorenzo Braccesi, storico del mondo greco (Università degli Studi di Padova), e Monica Centenni, studiosa di letteratura greca, drammaturgia antica e tradizione classica (Università Iuav di Venezia).

Manfredi, che del profilo e delle gesta di Alessandro il Grande ha saputo incidere un'immagine vivida e folgorante nella trilogia “Aléxandros”, ci conduce in questo viaggio nel cuore dell'enigma unendo l'esperienza e la competenza dell'archeologo alla narrazione coinvolgente e appassionata del grande romanziere, mostrandoci luoghi e reperti dell'antichità per ricostruire su di essi un mondo brulicante di vita, di sterminata ambizione e grandi sogni. Una ulteriore conferma per l'autore di romanzi come "L'armata perduta", nel 2008 vincitore del Premio Bancarella.

Anche la storia della tomba di Alessandro è la storia di un'avventura. Districare le infinite leggende dai fatti, interpretare le fonti storiche, lacunose e contraddittorie, addentrarsi nel mito equivale a muoversi verso una meta enigmatica e sfuggente come i miraggi del deserto.

Con l'affermarsi del Cristianesimo, infatti, il sepolcro di Alessandro, eretto nella città che portava il suo nome e oggetto di venerazione e visite continue per sette lunghi secoli, in pochi anni cadde nell'oblio. Forse per cause naturali o eventi bellici, forse per una sorta di “damnatio memoriae”, forse per tutte queste ragioni insieme, di esso si perse ogni traccia. Tuttavia su Alessandria continuò ad aleggiare il fantasma del suo fondatore, che riprese vigore a partire dalla campagna napoleonica in Egitto, da quando cioè molti archeologi e una serie di avventurieri e cacciatori di tesori, ma anche tante persone comuni, si sono cimentati nell'impresa di ritrovare il corpo del più grande condottiero di tutti i tempi. Inseguendo un mito e un'illusione sorti con la morte stessa dell'eroe invincibile, del giovane dal carisma ineguagliabile, incarnazione dello splendore e della ferocia e delle diverse contraddizioni del genere umano. L'illusione che, qualora arrivassimo un giorno e per assurdo a toccarlo, potremmo, chissà, finalmente capire.

La leggenda di Alessandro Magno comincia mentre il suo corpo è ancora caldo e, attraversando venti secoli di storia, dura ancora oggi. Quando la morte colpisce il grande conquistatore, il corpo non si decompone, continua ad emanare il suo naturale profumo, e dopo un viaggio sull’enorme carro funebre – un tempio su ruote – viene conservato nel miele per quasi tre anni. Verrà collocato ad Alessandria, a significare che la città è e sarà il cuore pulsante dell’ellenismo. La tomba subirà l’assalto di Tolomeo, riceverà visitatori come Ottaviano Augusto, vedrà Caligola impadronirsi della sua armatura finché l’imperatore Settimio Severo non “sigillerà” il sepolcro perché il sonno dell’eroe non venga più disturbato. Ma allora come mai, a poco più di un secolo di distanza, del sepolcro di Alessandro non si sa più nulla? Ancora oggi il mistero continua e la caccia prosegue.

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