Il Governo che (non) verrà

ChimeraVolendo dare uno sguardo sul futuro del prossimo Governo, ad essere molto ottimisti, sembra non esserci nulla che possa somigliare ad una speranza. I tre principali competitor elettorali non sembrano aver capito la drammaticità del momento, ed ognuno di loro scagliano i propri ”dardi” a suon di battute e comportamenti demenziali.

Grillo definisce Bersani un “morto che cammina” e si maschera la faccia facendo footing sulla spiaggia, poi si rivolge ai partiti per dire “basta col mercato delle vacche”. Berlusconi tira fuori dal suo logoro linguaggio le dichiarazioni di sempre: i soliti brogli elettorali, la Magistratura comunista, il “Bersani che ci farà sbattere” ed infine arringa la plebe di scendere in piazza ogni fine mese, contro chi e per cosa non si sa. Ed intanto minaccia di tornare a rifare Forza Italia. Un ritorno al passato come ricordo dei vecchi sfasci amministrativi.

Bersani continua a ripetere: mai con il centrodestra, Grillo dica cosa vuole fare, ed intanto propone un governo di programma su otto punti senza sapere chi dovrebbe votargli la fiducia. Bersani dovrebbe prendere atto della situazione e dare forfè, rinunciando alla formazione di un "governo di minoranza" senza fiducia preventiva. I veti incrociati tra i tre poli usciti dal turno elettorale non offrono una soluzione a portata di mano. L’unico che ha voglia di inciuci, per i propri interessi, sembra Berlusconi, che non avrebbe nulla da temere ne dai suoi elettori che dagli eletti. Infatti anche se il Caimano venisse condannato per essere andato a letto con una prostituta minorenne o aver corrotto dei Senatori per affondare il governo Prodi e aver provocato un golpe alla democrazia italiana, gli elettori del C.D. non sembrano essere minimamente turbati, ma continuano a votarlo in massa, regalandogli quasi il 30 % delle preferenze, tra la sorpresa generale degli stessi appartenenti al PDL.

Mentre Bersani deve stare molto attento dai propri elettori, dai propri eletti, dai propri alleati e dagli improbabili appoggi esterni. E’ la storia eterna dell’elettorato italiano che sceglie sempre Barabba. Che storie affascinanti sarebbero state per un drammaturgo come William Shakespeare, peccato che non scrive più dal 1616. Esiste da sempre nel nostro Paese una questione morale che non riguarda solo la classe politica ma, anche del corpo elettorale. Ma Grillo è troppo occupato nel fare facile battute da non accorgersi di questa realtà. In questo bagno primordiale di una informe situazioni politiche ha rimetterci sono sempre i ceti più deboli della società, coloro che eleggono costoro e che si curvano a tergo alla loro politica, ma sono anche la manovalanza delle rivoluzioni, quel sangue versato per creare speranza e futuro. Bisogna però aspettare chi le rivoluzioni li progetta e le guida.

In attesa che ciò avvenga il nostro resta un paese che dissolutamente rimane legato alla sindrome del capo assoluto. Sin dal regno d’Italia con il Re, poi il ventennio fascista con il duce, cinquantenni di DC dominati e condizionati dalla CIA, vent’anni con Berlusconi segnati da un capo padrone ed una legge elettorale fatta e cucire addosso per poter scegliere e far eleggere i propri vassalli. Ed ora Grillo, che da un punto comportamentale e uguale a Berlusconi. Il primo governa le reti TV, mentre Grillo la rete internet. Tutti periodi storici contrassegnati da leader padre padrone, in un verso o nell’altro determinano e\o condizionano la politica. Identificando nella storia il loro protagonismo a danno del bene comune.

Vito Fichera

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Commenti

Tu dici "Il primo governa le

Tu dici "Il primo governa le reti TV, mentre Grillo la rete internet", non credo che la rete internet possa essere governata, diamo tempo al tempo, e non intendo settimane, ma mesi/anni.

Giovanni Santagati

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