Il calcio a Misterbianco: un gigante dai piedi d'argilla

La fine del calcio a Misterbianco. Il rammarico degli ultras dell'Armata Sisma. Una intervista firmata Ronas

mso-fareast-font-family:"Times New Roman";mso-ansi-language:IT;mso-fareast-language:
IT;mso-bidi-language:AR-SA">Il calcio che conta se ne va da Misterbianco. Così
come era venuto, con la “compravendita” di un titolo, quello del Gravina,
che militava nell’Eccellenza e che due anni fa venne acquistato dalla società
biancoazzurra. Oggi, Gustavo Cardaci, magistrato e fino a ieri presidente del
sodalizio calcistico misterbianchese, trasferisce baracca e burattini a Lentini,
altra piazza orfana da tempo di titolati “pallonari”. “Chi di spada
ferisce di spada perisce”, si potrebbe quindi dire, ma qui a perire sono stati
i sogni dei tifosi che avevano appena assaporato la gloria di una serie
superiore, mai toccata dai colori della propria squadra. Antonio Rapisarda, 21
anni, universitario, di quei tifosi è l’anima, uno dei responsabili del
gruppo “Armata Sisma” che in questi due ultimi anni ha movimentato la curva
biancoazzurra. Non è il classico ultrà, ma oltre ad agitare bandiere e sciarpe
colorate coniuga a dovere i congiuntivi e pesa le parole senza enfasi. «Siamo
amareggiati e scioccati – dice, quando gli chiedo un giudizio – speravamo
che alla fine si sarebbe trovato un accordo. Questa, invece, è
un’umiliazione, una perdita di immagine e di credibilità per l’intera città.
È stata permessa la dissipazione di un patrimonio collettivo e noi vorremmo
capire, a questo punto, di chi è la colpa».
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IT;mso-bidi-language:AR-SA">Che idea vi siete fatti di questa vicenda?
mso-fareast-font-family:"Times New Roman";mso-ansi-language:IT;mso-fareast-language:
IT;mso-bidi-language:AR-SA">«Credo che stiamo pagando le conseguenze di
interessi che stanno al disopra al di sopra di noi tifosi. La dirigenza,
intanto, prima di fare un passo del genere doveva confortarsi con la gente senza
strumentalizzazioni politiche, così come doveva fare l’amministrazione
comunale alla quale avevamo anche offerto la nostra collaborazione e che doveva
fare chiarezza sulla situazione. Invece, abbiamo assistito a uno scaricabarile
che ha finito per fare ancora più confusione». Cos’era il calcio per voi
ultrà?
«Era il modo per ricostruire una comunità che si riconosceva nel
calcio, andando oltre le divisioni sociali o culturali, un momento per
socializzare con chi aveva un interesse comune. C’erano ragazzi che avevamo
sottratto alla strada. Avevamo tanti progetti: una sede, il coinvolgimento della
gente delle frazioni. Ma noi non vogliamo mollare, se c’è uno spazio pur
minimo perché il calcio torni dobbiamo sfruttarlo». In un bar del centro,
intanto, si confrontano le opinioni pro e contro. «Il presidente aveva deciso
subito dopo l’esito delle elezioni cosa farne della squadra con l'appoggio dei
soci nominati dall’amministrazione passata» dice un avventore. «L’amministrazione
comunale si è comportata da dilettante, cadendo in una sorta di imboscata, la
gente doveva essere informata prima di quanto stava accadendo», dice una altro.
L'amministrazione guidata dal sindaco Ninella Caruso, intanto, darà proprio
stamattina, alle ore 9.30, in una conferenza stampa la sua versione dei fatti.
Che alla vicenda calcio, però, si sia data da tempo una coloritura
politica, lo conferma il “tazebao” che campeggia davanti alla sezione della
Sinistra giovanile, dove si denuncia la “svendita” del calcio da parte della
nuova amministrazione. Ma è stato proprio nel legare le fortune di una squadra
di calcio a quelle di una parte politica l’errore più grosso che si è fatto
a Misterbianco, creando così un gigante dai piedi d’argilla, pronto a
crollare a ogni cambio di direzione. Oggi non resta che leccarsi le ferite e
meditare sui comportamenti futuri, «senza strumentalizzazioni politiche» come
ricordato da Antonio Rapisarda, giovane ultrà senza più una squadra. Ronas

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