I capelli raccolti in un «tuppu» gli strani rapporti col Malpassotu

Mario NicotraI capelli raccolti in un codino possono bastare per affibbiare un soprannome. E così Mario Natale Nicotra, boss di Misterbianco, divenne per tutti «Mario ‘u tuppu».

Nel suo paese - dove, ufficialmente, faceva il bracciante - era conosciuto da tutti e temuto da molti, inoltre vantava (o credeva di vantare...) una serie di amicizie trasversali negli ambienti della criminalità organizzata che avrebbero dovuto metterlo al riparo da ogni pericolo.

Così non fu, a quanto pare, visto che le amicizie vanno coltivate. E se è vero che Mario «'u tuppu» aveva in qualche modo permesso al «Malpassotu» Giuseppe Pulvirenti di muoversi tranquillamente nel suo territorio, ai tempi particolarmente florido in virtù del grande boom del polo commerciale di Misterbianco (venivano da mezza Sicilia per acquistare scarpe e capi d'abbigliamento, in particolar modo, a prezzi davvero competitivi), è pure vero che i suoi, vicini ai «cursoti», avrebbero tentato qualche estorsione «sbagliata» e non si sarebbero fatti da parte quando sarebbero arrivati loro segnali inequivocabili da parte dei rivali. A cominciare dal gruppo dello stesso «Malpassotu».

Frizioni sempre più forti sfociarono in una vera e propria faida, con caduti anche illustri (si disse che l'allora consigliere comunale democristiano, Paolo Arena, fu ucciso platealmente a Misterbianco perché aveva favorito in certi affari gente del «Malpassotu», prendendo le distanze da quelli del «tuppu»), finché il 16 maggio dell'89 al bracciante Mario Natale Nicotra fu presentato il conto.

«'U tuppu», 46 anni, aveva potuto riprendere ad uscire da casa, seppur da sorvegliato speciale, da qualche settimana e per decorrenza dei termini di carcerazione: lì, ad un passo dal luogo in cui poi venne ammazzato (guarda caso proprio il bar «Stadio», all'angolo fra la via Roma e la via Archimede, di cui si torna a parlare in questa occasione), era stato costretto ai domiciliari dopo essere stato catturato nel corso di un summit con mafiosi messinesi organizzato addirittura al di là dello Stretto. A Pellaro, per l'esattezza.

Ai domiciliari aveva vissuto «blindato»: telecamere, grate a porte e finestre, pare anche qualche sentinella che con discrezione teneva d'occhio l'edificio.... Gli fu fatale abbassare la guardia mentre, con un amico, passeggiava per le strade del suo «regno»: due pistole e una lupara infierirono su di lui. Da quel giorno cominciò la storia degli «scappati»....

Concetto Mannisi
La Sicilia
18/09/2013

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