Gli effetti della riduzione del manto vegetale terrestre e le colline di Motta S. Anastasia

Parco SieliLa situazione dell’ambiente e i fenomeni degradativi e regressivi attuali sono compresi meglio con la visione integrale dell’insieme, sia globale e sia locale.

La modifica ambientale planetaria dei nostri tempi deriva da diversi fattori ed elementi, che agendo tra loro in sinergia e via via con sempre maggiore velocità ed efficacia, potrebbero, se potenziati a dismisura dall'uomo, condurre a drastici ed imprevisti cambiamenti.

Il clima mediterraneo, ad esempio, è un clima intermedio tra quello oceanico piovoso tutto l’anno e quello desertico con piogge assenti nell’anno, ed è il frutto dell’azione delle calotte polari ghiacciate, la cui fusione ne causa lentamente l’alterazione con effetti pressochè sconosciuti.

Inoltre sulla Terra, nel corso del tempo, sono già accadute cinque grandi estinzioni di massa, che hanno causato ciascuna la sparizione di quasi tutte le specie viventi esistenti nelle varie epoche di riferimento. Ed è similmente come in teatro quando si cambiano scenario e rappresentazione e in questo suscita meraviglia la costante vittoria della Vita e dell’Amore, che intoccabili dal negativo e dagli stravolgimenti sono così invitte, inarrestabili, perenni ed immortali, sempre rinascenti come la fenice dalle sue stesse ceneri. La Natura e la Vita quindi si contraggono o si espandono, a seconda delle condizioni e situazioni ambientali più o meno favorevoli ed evolvono con cambiamenti talora drastici e totali; tuttavia adesso è l’uomo con le sue numerose attività che accelera a mutare lo scenario terrestre, poiché incentrato com'è nel suo egoismo e nel capitale sovente non cura e governa il territorio, nè considera attentamente i diversi componenti dei sistemi e gli equilibri terrestri e così li altera.

La riduzione dell’ozono e l’effetto serra sono conosciuti, però si presta scarsa attenzione alla modifica più insidiosa che potrebbe, insieme alle altre ed in un tempo non determinabile, incidere in peggio sulla sopravvivenza degli organismi viventi, ovvero l’aumento della CO2 correlato al calo dell’O2 nell’atmosfera (attualmente al 20,94%), con l’aumento della temperatura planetaria a causa della riduzione sempre maggiore del manto vegetale terrestre.

Agli albori della Terra l’ossigeno nell’atmosfera non c’era e gli organismi viventi per ricavare l’energia necessaria per trasformare i nutrienti e per mantenere la loro struttura e l’ordine nella loro organizzazione, impiegavano la respirazione anaerobica, che però è più dispendiosa e con un livello di efficienza energetica di 1 su 20-30 rispetto a quella aerobica. Quindi gli organismi anaerobiotici per accrescersi della stessa quantità devono demolire 20 - 30 volte di cibo più dei corrispondenti aerobici (A. Ceruti, 1986).

Ciò vuol dire che se noi uomini fossimo anaerobici avremmo bisogno di 20-30 Kg di pane al giorno anziché di 1 Kg per avere la stessa energia.

La respirazione aerobica è stata adottata dai viventi grazie all’accumulo dell’ossigeno nell’atmosfera rilasciato dagli organismi fotosintetici e dalle piante.

In generale l’ossigeno emesso in atmosfera, anche se i dati e i vari studi non sono univoci, né possono esserlo per la vastità e la complessità del sistema terrestre, è da attribuire verosimilmente per circa il 50 % agli organismi fotosintetici acquatici e per il rimanente 50% alle piante terrestri.

Gli organismi fotosintetici e i vegetali sono infatti in grado di assorbire la CO2 dall’aria e l’acqua dal suolo e di scindere, mediante l’energia del sole, la molecola dell’acqua e di produrre da una parte, con l’unione del carbonio e dell’idrogeno, gli zuccheri e quindi la sostanza organica e dall’altra di liberare l’ossigeno nell’atmosfera.

Ciò insieme all’evoluzione del DNA, della sintesi organica e della conseguente comparsa degli eucarioti (cellule con nucleo), è il punto di svolta e cardine del mondo biologico, che ha permesso di giungere sino all’uomo ed allo stadio di complessità e biodiversità attuale della Natura.

Le piante e gli organismi fotosintetici hanno in definitiva prodotto per intero l’ossigeno atmosferico, per consentire così la vita a tutti gli altri organismi terrestri e all’uomo. Nel corso del tempo la % di O2 atmosferico poi non è stata costante e nelle varie epoche è variata da percentuali basse al 10 % al 20% e al 30 %, incidendo sull’evoluzione della vita.

Quindi se insieme a ciò consideriamo quanto accade oggi e cioè la deforestazione, le riduzioni delle superfici a verde e del manto vegetale terrestre, la carenza di ossigeno rilevata in vaste regioni tropicali dell’oceano atlantico, il crescente consumo di ossigeno per le varie attività antropiche, il fabbisogno giornaliero di O2 per persona (400 / 550 litri) corrispondente al rilascio al giorno di O2 di circa 20 alberi (ogni albero emette ogni giorno da 10 a 30 litri di O2), le crescenti emissioni di CO2 e che un ettaro di bosco è in grado di soddisfare ogni giorno la quantità di ossigeno per 28/40 persone, abbiamo a nostra disposizione gli elementi essenziali per comprendere molto bene l’alterazione ambientale terrestre e come l’O2 atmosferico sia in una fase di seppure lentissima riduzione, e che la pianta e l’uomo sono gli aspetti complementari di un unico e quindi che è indispensabile la tutela dell’ambiente e del mondo vegetale per evitare nel divenire la distruzione della vita così come noi oggi la conosciamo.

Ovviamente gli effetti della progressiva riduzione del manto vegetale terrestre e della conseguente variazione negativa della % dell’ossigeno atmosferico sono imponderabili nel breve divenire, poiché il sistema Terra e l’atmosfera sono immensi e con una dinamica lenta e complessa, che sovente è nell’indeterminazione.

Più reattivi alla diminuzione dell’ossigeno sembrano invece le acque e gli oceani in cui già in molte regioni si riscontra una carenza, che determina la scomparsa di numerose specie viventi.

Ebbene dalla descrizione sinora fatta sull’alterazione ambientale terrestre, i cui effetti nel loro manifestarsi sono scarsamente prevedibili, emergono tuttavia alcune certezze e cioè l’impossibilità per l’uomo di proseguire nella direzione dell’impoverimento del manto vegetale terrestre, l’indispensabilità delle piante per il rilascio dell’ossigeno atmosferico e per l’assorbimento della CO2 e l’urgenza di azioni benefiche per migliorare ciò che ci circonda, affinché le nostre migliori risorse ed energie siano utilizzate per introdurre ed incrementare le piante nell’ambiente in cui viviamo, al fine di invertire i processi degradativi e regressivi in atto e preservare e migliorare in senso lato la vita.

Ora se nel contesto globale planetario inseriamo la situazione ambientale dei paesi di Motta S. Anastasia, Misterbianco e del sistema collinare circostante esteso sino a Catania, in cui si riscontrano tutta una serie di azioni antropiche di degradazione del territorio (Discarica RSU, attività estrattive, movimenti terra, moto cross, incendi,etc.) essa diventa più comprensibile e di notevole rilevanza, poiché il territorio e il suolo sono da difendere e da preservare per la vita e quindi principalmente per i boschi, le piante, l’uomo, gli animali e l’agricoltura e non per divenire un luogo degradato in cui la vegetazione stenta a reinsediarsi e un grande accumulo di rifiuti.

L'ampliamento previsto sino quasi ai margini dei paesi e il mantenimento per un così lungo tempo della discarica RSU nel territorio, che interra giornalmente masse considerevoli di rifiuti con rilascio sempre maggiore di percolato e di biogas dalle ripercussioni negative ambientali, insieme all’impoverimento sempre più crescente della vegetazione delle colline è molto rischioso e non è ecocompatibile, nè ecosostenibile, a meno che non si pensi di volere distruggere tutto e tutti. E se a questo aggiungiamo l'attività estrattiva autorizzata dal CO.RE.MI. (Ente Regionale) e il moto-cross che incautamente si svolgono e che ne accelerano l'erosione, il quadro che ne esce è molto sconfortante per le prospettive future del luogo e del pianeta.

Invece per tale territorio così degradato proprio a causa dell’azione negativa dell’uomo è importantissima e fondamentale la fine della regressione della vegetazione e quindi la sua riqualificazione a verde, poiché se attuata avrebbe indiscutibili effetti positivi di ogni tipo sia per il paesaggio e l’ambiente e sia per la collettività (miglioramento e raffrescamento dell’aria, aumento della salubrità dell’ambiente insieme a positivi riflessi sociali, economici e culturali), che si riverberebbero anche al livello globale.

Ed allora perché non avere il coraggio e la determinazione di emanare una legge regionale per trasformare tale territorio in un parco pubblico e in un bene comune, per gli usi civici e collettivi e così una volta tanto pensare e provvedere in termini diversi e positivi per la comunità e per l’ambiente, ovvero per l’incremento delle piante, per la riduzione o per la chiusura e la bonifica della discarica, con la pianificazione di una gestione dei rifiuti non più esclusivamente basata sulle discariche ma sulle tecnologie innovative di trattamento dei RSU oggi disponibili, di certo più vantaggiose e forse perfino esenti da effetti negativi sull’ambiente?

La risposta è che purtroppo l’ambiente, soprattutto in Sicilia, non è ancora considerato dai più ed anche dalla politica per il suo vero significato e il suo vero valore che è sistemico, cioè esso è parte complementare di noi stessi e di ogni organismo vivente ed è quindi di tutti e non dei pochi che sovente lo degradano e lo rovinano.
Ancora purtroppo non si comprende che per assicurare il vero progresso e il vero sviluppo in Sicilia è indispensabile la cura dell'ambiente con l'adozione dei piani del verde per l'introduzione e l'incremento delle piante mediterranee (esempio: Leccio, Roverella, Carrubo, Cerro, Alloro, Mirto e molte altre), nei vari spazi urbani, industriali, agricoli, negli incolti e in ogni dove ciò sia possibile, poichè fondare la politica economica solo sull'industria e sulla crescita urbana trascurando la Natura e l'agricoltura conduce inevitabilmente al peggioramento generale delle condizioni socio, culturali ed economiche dell'isola.
Infatti la regressione della vegetazione in Sicilia non è affatto naturale, né climatica, ma è il frutto o il riflesso dell'impoverimento generale dovuto a fattori umani e storico-culturali regressivi, che hanno causato nel cuore degli uomini un'aridità emozionale che prosegue sino ad oggi con gli effetti dell'impoverimento vegetazionale, tant’è che della superficie regionale quasi interamente vegetata del passato ad oggi ne rimane solo uno scarso 6 % occupato dai boschi naturali, rispetto al 30 % medio delle altre regioni italiane (G. Giardina, 2011). Inoltre in Sicilia la vegetazione boschiva naturale al di sotto dei 1200 m di quota è adesso quasi del tutto scomparsa, nonostante il clima rispetto a 400-500 anni fa non sia cambiato.
Difatti una volta distrutto il bosco difficilmente si ricostituisce da solo, per le varie cause di disturbo e per gli incendi ad elevata frequenza ed intensità, che provocano la distruzione della riserva dei semi dal suolo che compromette il reinsediamento delle piante.

I boschi di Leccio (pianta climax e simbolo della macchia e della foresta mediterranea) e di roverella sia puri che misti, che prima del XVI-XVII secolo erano diffusi nella regione, sono adesso quasi del tutto scomparsi, perché da quando è iniziata la loro distruzione quasi nessuno si è preoccupato di ripiantare tali pregevoli specie mediterranee, nemmeno come alberate lungo le vie, ad eccezione che in alcuni centri urbani e a Motta S. Anastasia (alberata di Leccio in viale della Regione). La conclusione è che sulla Terra abbiamo provato ogni cosa eccetto l’Amore, e che però ora siamo arrivati ad un bivio e cioè o impiegare le conoscenze e le tecnologie per l’armonia nel rapporto tra natura e cultura per mezzo dell’inserimento nell’intorno delle piante, o per distruggere ogni cosa compresi noi stessi.

Marcello Castroreale

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