GLAUCO MAURI È’ FAUST, METAFORA DELLA STORIA DELL’UOMO

StabileSommo uomo di teatro, attore, regista, autore, Glauco Mauri ritorna graditissimo ospite sulle scene del Teatro Stabile, beniamino del pubblico che anche a Catania è pronto ad applaudirlo in una delle produzioni di maggior successo della stagione, l’emblematico Faust di Johann Wolfgang Goethe, che viene proposto nella prestigiosa traduzione di Dario Del Corno, per la versione teatrale adattata a quattro mani ancora da Del Corno e Mauri.

In programmazione al Verga dal 17 febbraio all’8 marzo, l’allestimento conferma la qualità dei lavori prodotti dalla compagnia che Mauri ha formato insieme a Roberto Sturno, altro nome di spicco del panorama teatrale. La messinscena può contare sull’apporto di firme prestigiose: regia dello stesso Glauco Mauri, scene di Mauro Carosi, costumi di Odette Nicoletti, musiche di Germano Mazzocchetti.

«Attraverso il faticoso e straordinario viaggio di Faust è possibile per l’uomo comprendere cosa dovrebbe essere la sua vita» spiega Mauri che insieme a Sturno agisce sulla scena affiancato da Cristina Arnone, Marco Blanchi, Francantonio, Simone Pieroni, Dora Romano, Alessandro Scavone.

La complessa e contrastata figura del Dottor Faust, imbonitore e ciarlatano o forse dotto studioso di scienza, simbolo dell’uomo spregiudicato e scellerato, ha ispirato nel corso dei secoli la penna di scrittori e musicisti di tutta Europa. Goethe lavorò circa sessant’anni, dal 1772 al 1831, alla scrittura del suo Faust, opera che lo avrebbe reso uno dei massimi scrittori di lingua tedesca. A questo proposito scriveva: «il mio Faust è un grande gioco molto serio». E secondo questa indicazione Glauco Mauri e Roberto Sturno presentano la loro messinscena, un gioco ricco di passione, intelligenza e follia dove raccontare la storia dell’uomo.

«Questo Faust - sottolinea Mauri - è un atto d’amore verso un teatro che per mezzo delle sue favole meravigliose parla agli uomini delle loro angosce, delle loro speranze, dei dubbi, delle solitudini. È certamente superfluo dire come sia impossibile raccontare compiutamente sulla scena un’opera così “incommensurabile” come lo stesso Goethe la definisce. Ma in una società così avara di poesia e di umanità, un uomo di teatro deve assumersi la responsabilità di raccontare quei capolavori del passato che ci regalano meravigliose e sorprendenti fonti di meditazione sull’oggi e anche sul nostro domani. Il Faust non è la storia di un grande personaggio: è la storia dell’Uomo».

Sturno veste i panni del giovane Faust lasciando intravedere in lui una dimensione ancora preromantica. Mauri - prima Mefisto - interpreta poi un Faust spettrale che cresce sempre di più sino ad avvicinarsi al Sogno e “all’Utopia dell’Umanità”. Se all’inizio Faust è vicino allo stato d’animo e ai “dolori” di Werther, man mano vive nel continuo sforzo di superare i limiti, di non appagarsi mai in nessuna situazione facendosi simbolo del cammino dell’uomo verso la redenzione.

Lasciamo ancora la parola al grande Glauco Mauri: «Goethe inizia il suo Faust con un “Prologo in Teatro” dove un Direttore di Teatro, un poeta e un attore discutono con passione come da un palcoscenico si possa raccontare la vita con il dono della “fantasia e di tutto il suo corteo: ragione, intelligenza, sentimento, passione e dove anche la pazzia dovrà far sentire la sua voce”. L’uomo deve vivere per l’uomo! Ecco cosa alla fine del suo fantastico viaggio, ci dice Faust. E, in un gioco molto serio, ci invita a lottare per cercare di comprendere, attraverso il tragico e a volte grottesco cammino della vita, cosa deve essere l’uomo».

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