Festa S. Antonio Abate

Quando nell'ottobre dello scorso anno si incominciò a discutere se avviare per agosto 2013 i festeggiamenti triennali in onore del Patrono S. Antonio Abate, molti erano coloro nelle varie commissioni che hanno esternato le loro perplessità visto il momento di difficoltà economica attraversato e quindi la difficoltà a reperire i relativi fondi tra i concittadini.

Certamente non è stata una scelta facile per nessuno, ma in molti abbiamo creduto, ed io tra questi, che non festeggiare la ricorrenza triennale sarebbe stato un errore e che comunque tra ristrettezze, sacrifici ed impegno, saremmo riusciti, come comunità a festeggiare degnamente la ricorrenza.

Le premesse non erano le migliori sia per la diminuzione dei fondi messi a disposizione, e di questo tutti eravamo coscienti, che per le ristrettezze delle famiglie nel concedere contributi ai vari comitati, ma una gestione oculata e sobria da parte di tutte le commissioni interessate ha fatto si che quest'ultima festa risultasse tra le migliori, non solo per le innovazioni apportate e per le sorprese registrate, ma soprattutto per la partecipazione popolare.

Vedere il tappeto umano che si allungava lunedì sera dal Poggio Croce fin davanti la Chiesa Madre credo che sia rimasto nella memoria di tutti, così come la novità dei fuochi accesi prima del rientro del simulacro e non solo dopo, quando le persone, data l'ora tarda preferiva rientrare a casa.

Ma al di là delle novità positive la festa ha registrato soprattutto l'entusiasmo dei giovani, che magari hanno lasciato il piccolo schermo del loro pc di casa per affacciarsi nel mondo reale e recepirne gli effetti sociali positivi. Una festa che al contrario di quanto con molta superficialità si afferma, non è stata e non lo è da diverse edizioni, solo una festa di bombe assordanti, ma di partecipazione e di fede che è emersa nei vari quartieri quando veniva portata la reliquia, che si è rinnovata il sabato della processione con la partecipazione di tutta la comunità e di tutte le associazioni, che si è concretizzata con l'uscita del simulacro del Santo Patrono la domenica.

Ho visto gente emozionarsi per gesti semplici, protestare perché il cereo non aveva sostato davanti il proprio ingresso o piangere di gioia proprio perché aveva sostato davanti l'uscio di casa come quando erano in vita i propri genitori.

Piccoli gesti, piccole cose che però messi assieme costituiscono una comunità che si è dimostrata ancora viva e che non si è lasciata abbattere dalle difficoltà del momento.

Che dire poi delle numerose mostre, dei vari concerti, dei video, delle rappresentazioni teatrali, dell’opera dei pupi o della splendida serata delle cantate dei partiti, dell'assegnazione del Paliotto d'argento, della spettacolarità dei fuochi nel corso della processione e per ultimo, come la ciliegina sulla torta, della donazione della bellissima stola d'oro da parte di un nostro concittadino, che dopo averla custodita per decenni, con un gesto di grande magnanimità, ma anche di altruismo, ne ha fatto dono al Santo Patrono e quindi a tutta la comunità.

Potevamo alla vigilia aspettarci di più da questa festa? Credo proprio di no.
La festa di popolo ha prevalso contro ogni previsione pessimistica, perché al di la di parallelismi sgangherati ed antistorici tra commissioni di una volta e quelle di oggi di qualcuno che è anche contro la terra, perché questa impiega 365 giorni a girare attorno al sole, credo che abbia primeggiato il buon senso, l'armonia, la fede, la passione, l’amore per le cose genuine e sentite, o se volete, parafrasando il titolo dell'ultimo lavoro del nostro concittadino Pippo Rapisarda, ha prevalso su tutto e su tutti la "misterbianchitudine".

"Cu vera fidi e viva Santantoni"
Arrivederci alla prossima festa.

Carmelo Santonocito

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