E ADESSO...TUTTI LIBERI DI RICOMINCIARE

Col faccione d’un capo-clientela il ministro Mastella, onorando il suo promettente nome di Clemente, aveva già annunciato con troppo anticipo a Regina Coeli la mossa di clemenza per i “furbetti del quartierino”...

Col faccione d’un capo-clientela il ministro Mastella, onorando il suo promettente nome di Clemente, aveva già annunciato con troppo anticipo a Regina Coeli la mossa di clemenza per i “furbetti del quartierino”, per i corrotti e per tutti quei reati che una certa borghesia non considera tali.
In questa gara di “buonismo”, non trovo certamente condivisibile, nonostante la mia dichiarata ed immutabile appartenenza ideologica, l’atteggiamento di buona parte dei rappresentanti della sinistra nel mostrare la propria incauta comprensione a questo tipo di clemenza “troppo estesa”, che rivela assai chiaramente la fragilità e la coda di paglia dinanzi al ricatto dei colletti bianchi di Forza Italia.
Così, il nuovo governo Prodi, assecondando il ricatto del centro-destra, fa passare l’indulto (alla Camera con ben 460 voti a favore e 94 no; al Senato con 245 voti a favore e 56 no ), con un patto perverso finalizzato soprattutto a favorire gli imputati di tangentopoli, bancopoli, calciopoli, del voto di scambio mafioso, e via dicendo.

Dopo le leggi ad personam promulgate dal governo Berlusconi, ecco un ulteriore bonus ai privilegi dei parlamentari, di cui 25 già condannati in via definitiva senza galera e per di più riproposti alle elezioni, e 82 indagati o condannati in 1°e 2° grado.
Le pene comminate a costoro non superano i 6 anni, ma i primi 3 non li fanno per legge precedente e gli ultimi 3 vengono condonati da questo indulto.
Dovrebbero essere impresentabili e rappresentano invece un partito trasversale che oscura la sana politica per far prevalere interessi particolari e di privilegio a dispregio di ogni norma o regola.
Non c’è giustizia quando chi governa si pone fuori dalla legge, la cui conseguenza produce nella società la caduta e la fine della morale collettiva per l’omologazione che le menti deboli hanno verso chi detiene il potere.
Ed adesso, grazie al loro voto in Parlamento, verranno condonati con l’indulto anche i protagonisti di scandali finanziari, di tangentisti e di reati contro la pubblica amministrazione, in maggior parte “detenuti eccellenti” che, anzichè nelle galere, soggiornano agiatamente agli arresti domiciliari presso le loro lussuose ville dove si continuano a confezionare gli illeciti e le complicità dei corrotti.

Per costoro la politica è un gioco, come il calcio, dove conta lo scudetto non l’onestà, dove gli elettori, come i tifosi, sono gli utili idioti addestrati e programmati all’applauso permanente.
Succede così che un senatore, pur condannato per corruzione, siede ancora nei banchi del senato e continua a percepire il suo bel stipendio; ed il mandante beneficiario, che gli ha commissionato l’incarico, non è neppure perseguito, ma viene eletto da metà degli elettori e si permette poi di depenalizzare con leggi-canaglia le pene per reati che lo riguardano direttamente.
Gente che non è stata ospite nemmeno di un giorno nelle patrie galere. Un Vittorio Emanuele che gira ancora a piede libero. Dirigenti del calcio che se la cavano con multe di poche migliaia di euro.
Finanzieri che, colpevoli di aver ridotto in miseria migliaia di risparmiatori, vengono premiati dall’indulto e non perdono nulla dei loro beni acquisiti con l’imbroglio.
Un Paese dove chi evade le tasse non va in galera, dove su 38.500.000 contribuenti solo 200.000 persone dichiarano un reddito annuo lordo superiore a 100.000 Euro e solo 1.081 persone dichiarano più di un 1.000.000 di Euro.

Invece sono rinchiusi nei casermoni penitenziari circa 62.000 detenuti, stipati in locali che ne possono accogliere in modo civile non oltre 42.000 unità e le cui condizioni di vita esigerebbero provvedimenti urgenti di riforma che prevedano un programma di edilizia carceraria capace di poter “realmente ed umanamente” conciliare la certezza della pena con gli interventi di recupero.

A cosa servirà, infatti, questo indulto senza una seria programmazione d’inserimento sociale e di assistenza a chi è stato segregato nell’ozio ossessivo del carcere usato come discarica sociale e dove probabilmente si diventa predisposti alla cultura del crimine o, ancor peggio, da questa contagiati.
Servirà probabilmente a mettere allo sbando totale una popolazione carceraria variegata, fatta in buona parte o di sinceri redenti a cui verrà rifiutato un lavoro, o di poveri disgraziati che saranno costretti a vivere di espedienti sino a ripercorrere gli stessi torbidi sentieri che li hanno già deviati dalla società civile, ed infine di personaggi maldisposti che continueranno a far spregio dell’ordine sociale.
L’esperienza ci ha insegnato che, purtroppo, l’impunità convive bene con l’opulenza, e la giustizia sociale molto spesso è latitante coi poveri cristi, sicchè capita sempre che un semplice ladruncolo, un tossicodipendente o un immigrato irregolare rischi da 1 a 6 anni di carcere, mentre un affamatore di famiglie, un accaparratore di dubbie ricchezze, uno speculatore o un evasore fiscale trova sempre aperta la porta del potente, dei cavilli legali o delle leggi ad personam per farla franca in qualunque circostanza.
Uno Stato che abolisce lo stato sociale ed applica la giustizia a seconda della casta di appartenenza non può chiamarsi democratico. Finisce in galera solo chi non ha potuto pagarsi un avvocato decente, mentre il potente i suoi avvocati li fa diventare parlamentari per farsi difendere non nelle aule dei tribunali ma in quelle parlamentari con l’adozione di leggi a proprio favore.
Nelle carceri, infatti, la stragrande maggioranza è un popolo di abbandonati, di disperati incappati in delitti non premeditati, di tossicodipendenti, di stranieri senza visto di soggiorno, molti malati o in attesa di giudizio, tutti privati della libertà da un violenta società di capitalizzazione che non riconosce a queste categorie i rimedi seri per un reale ravvedimento e reinserimento nella vita sociale se non barando con l’indulto “generalizzato”, che serve principalmente ai “papaveri” per autoassolversi dal turpe e reiterato mercimonio del loro selvaggio sistema.

L’indulto, dunque, appare un vero insulto perchè esso è stato esteso anche a gravi reati che non si configurano affatto in quei possibili incidenti di percorso nella vita legale delle persone condannate, ai quali può essere umanamente comprensibile alleviare talvolta la pena comminata dal giudice.
La sua estensione, invece, mira ad assolvere la cultura radicata di ben noti personaggi, il cui fine, come se non sapessero fare altro nella vita, è stato e sarà sempre (per propria scelta) quello di ripetere se stessi e di perseguire il reato contro la società per criminosi vantaggi personali.
Una scalata senza fine dove l’affarismo delinquenziale, l’intreccio mafioso-speculativo e l’evasione fiscale sono le sole regole per far denaro non importa come, non importa con chi, perchè l’importante è inseguire il modello vincente delle molte abilità e delle poche qualità.

Un ricatto perfettamente comprensibile in una destra ridicola, arricchita di alti papaveri che hanno fatto della battaglia giudiziaria il motivo dominante della passata legislatura per coprire i loro delittuosi misfatti.
E visto che non si è capaci di stabilire un confine fra destra e sinistra, la logica di governo stabilisce che “l’estensione” dell’indulto agli altri reati è necessario e, perciò, conviene accettare il compromesso con Berlusconi e l’opposizione del centro-destra.
Dal 1996 al 2001 i cinque anni di governo del centro-sinistra sono trascorsi senza voler affrontare seriamente le leggi sul monopolio dell’informazione e sul conflitto d’interessi.
Poi, nei banchi dell’opposizione dal 2001 al 2006, altri cinque anni sono passati a pentirsi di non averle approvate.
Ora l’impressione che si ha è che “le questioni morali” non figureranno risolte nemmeno per i prossimi cinque anni e, quasi a pentirsi di essersi pentiti, si avanzano già le tentazioni di “un inciucio delle larghe maggioranze” soltanto per consentire l’alternanza di governo alle oligarchie dominanti e ritardare le “vere riforme” per la democrazia di tutti.

Ma una classe politica seria dovrebbe rendersi conto che la politica non si inventa con il comizietto di giornata ripetuto nei telegiornali, nella stampa o nei salotti RAI, ignorando deliberatamente che il compromesso è il primo sintomo della sua debolezza e dei pericoli che corre, perchè queste contraddizioni non potranno mai garantire civismo e giustizia sociale, ma bloccano il giusto funzionamento della macchina democratica per la tutela dell’ordine e della libertà di tutti.
Sarebbe auspicabile un Paese in cui tutti siano onesti e chi abbia sbagliato abbia anche la possibilità di redimersi. Ma l’illusione fa presto ad abbandonarci perchè si sa che un Paese simile non esiste.
E’ compito di questo governo dimostrare che il cambiamento è possibile e che si può riformare la giustizia senza accanimento forcaiolo ma soprattutto senza colpi di mano.
Almeno si vorrebbe che buon costume fosse la normalità e la regola; e che i privi di scrupoli, i mascalzoni irriducibili che si muovono scompostamente nelle cronache di tutti i giorni fossero costretti a vivere ai margini.
Invece restano sempre i protagonisti del mondo economico e della politica, dettano regole e dominano la scena, procurando grave danno al vasto popolo degli onesti che non vogliono essere travolti dalla democrazia corrotta per finire obbligatoriamente nell’adesione ai suoi vizi.

07/Agosto/2006
( ENZO ARENA – Misterbianco)

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