Dopo Report: Lacrime ma niente querele

Catania PossibilePubblichiamo un articolo di Renato Camarda stralciato da Catania Possibile (settimanale gratuito Catanese). L'articolo ci è stato segnalato da Filippo Fagone

L'editore de "La Sicilia" non querela Report: sceglie invece una causa civile, a porte chiuse. Intanto molti si mobilitano in difesa di Ciancio, ma trascurano di parlare dei contenuti del servizio Di Renato Camarda In molti abbiamo letto, dopo la trasmissione Report, che il proprietario de La Sicilia, Mario Ciancio, "ha dato mandato ai propri legali di querelare la Rai per il contenuto diffamatorio derivante dalla trasmissione Report andata in onda il 15 marzo scorso su Rai 3. Nella querela è chiesto un risarcimento per danni di 10 milioni dl euro da destinare in beneficenza".
Notizia sbagliata. Ce lo fanno notare diversi giuristi. "Querelare, ci dicono, significa denunciare qualcuno alla magistratura penale, per un reato non perseguibile d'ufficio. II giornalista, se colpevole. sarà condannato (in questo caso per diffamazione), e assolto se innocente.

In un processo del genere l'accusa è sostenuta dal pubblico ministero, ossia da un magistrato che ha come compito istituzionale non quello di fare gli interessi del querelante, ma quello di cercare la verità. Potrebbe perfino accadere - è un caso non frequente, ma possibile - che il Pm si convinca che il giornalista ha ragione e ne chieda assoluzione. La querela è dunque una battaglia sotto gli occhi dell'opinione pubblica che ha come oggetto la verità e il corretto esercizio del diritto di cronaca".

La stranezza, però, e che Ciancio non ha presentato né annunciato alcuna querela. "L'editore della Sicilia -continuano questi giuristi- ha chiesto soldi, sia pure precisando che li darà in beneficienza. Ciò che Ciancio ha annunciato è dunque una causa civile. Ciancio lamenta un danno alla sua immagine ma chiede che esso sia accertato in un processo a porte chiuse, senza pubblico contraddittorio, destinato a protrarsi per un tempo infinito (come tutti i processi civili), senza l'Intervento di un pubblico ministero tenuto a cercare la verità, e costruito in modo che, in qualsiasi momento, si possa ritirare la richiesta dl risarcimento senza chiedere il permesso ai giornalisti''.

Riassumendo quindi: Ciancio ha scelto un processo civile a porte chiuse senza pubblico contraddittorio. La querela? Si vede che non conveniva. E dire che nel dopo Report c'è stato, almeno a leggere il giornale La Sicilia, una corsa alla solidarietà nei confronti del bistrattato editore. Una caratteristica degli interventi a favore di Ciancio, e In difesa dell'infamata e offesa Catania, è che pochi si soffermano sul contenuto del servizio della Rai, quasi nessuno contesta punto per punto quanto presentato dal giornalista Sigfrido Ranucci, dal suo collaboratore Antonio Condorelli, o dalla stessa conduttrice Milena Gabanelli.

È quanto nota anche il prof. Paolo Castorina, nonché segretario di Sinistra democratica. "Subito dopo la trasmissione, dice Castorina, si è messo subito in moto un meccanismo per definire la trasmissione come una falsificazione, un tentativo fondamentalista e superficiale di descrivere la nostra città". Ma Castorina invita a stare ai fatti: "Report ha descritto, dati alla mano, l'infiltrazione mafiosa in città, anche nella festa della Santa, il rapporto tra mafia, politica ed affari attraverso una serie di indagini della magistratura su appalti milionari e progetti pubblico-privati che coinvolgono i più importanti imprenditori catanesi, il dr. Ciancio ed il dr. Virlinzi. Queste indagini hanno portato a decine di avvisi di garanzia. Facciamo allora qualche esempio non contenuto in Report. L'articolo a firma di Valter Rizzo sull'Unità del 15 Marzo scorso racconta che per realizzare un mega centro commerciale al Pigno, su una superficie di circa 240mila metri quadrati (!) viene votata da una risicatissima maggioranza in Consiglio Comunale una variante urbanistica che trasforma il terreno da verde agricolo ad edificabile. I terreni sono di proprietà dell'imprenditore Ciancio. La Procura indaga.

Secondo esempio, le aree di Corso Martiri della Libertà. Dopo decenni di stasi, il Commissario, nominato al posto del dimissionario Scapagnini, quindi con i soli poteri del Sindaco, con un tratto di penna, esautorando l'intera opinione pubblica cittadina ed il Consiglio Comunale, decide la destinazione delle aree, gli indici di cubatura, ecc. Anche su questo la Procura indaga.

Esiste a Catania il monopolio dell'informazione? La linea editoriale de La Sicilia è chiara: alcune notizie vengono semplicemente tagliate altre presentate parzialmente. Esempi: II ponte, gli inceneritori, il nucleare. Se ancora non fosse chiaro ai catanesi, il Presidente Lombardo sta trasformando la Sicilia nella pattumiera d'Italia (2 rigassificatori, 4 inceneritori, la centrale nucleare, il sito per le scorie).

Altro che energie alternative. Ma veramente vogliamo credere che le decisioni più importanti vengano prese in Municipio, dal Sindaco di turno? Veramente pensiamo che il Sindaco Scapagnini/Stancanelli/ Stancagnini determini le scelte di fondo della città? E che il Consiglio Comunale decida in maniera completamene autonoma?".

"Catania, continua Castorina, ovviamente non è solo quella rappresentata dalla trasmissione Report. Quella è la Catania più feroce, che ama navigare nell'illegalità, dove la mafia impera, dove affondano le radici dei politici collusi. Ma quella parte di Catania soggioga una maggioranza silenziosa. Purtroppo la società civile non riesce ad essere incisiva come una volta. Frastornata, divisa in decine di associazioni spesso conflittuali, si è chiusa in se stessa, portando avanti solo iniziative di testimonianza, qualche convegno, qualche sit-in e niente di più.

Eppure, sul piano dell'informazione indipendente esistono alcune pubblicazioni cartacee (Catania possibile, l'Isola possibile, i Cordai, ecc.) ed anche pubblicazioni web (il giro di vite, erroneo, step 1, argo.it, U cuntu, ecc.) che stanno faticosamente cercando di descrivere l'altra società catanese, quella della mafia, dei quartieri popolari, dei meno abbienti, dei disoccupati, della condizione delle donne, degli anziani e dei giovani in periferia".

Per Castorina, c'è ancora un barlume di speranza. II punto di ripartenza è una grande unione dei cittadini di buona volontà, associazioni, gruppi auto-organizzati, stampa alternativa che riprenda la funzione di controllo e di proposta sulla politica e sulle Istituzioni.

Dobbiamo superare la crisi di valori che strangola Catania, ormai chiusa nell'individualismo e nella difesa di interessi particolari. Bisogna costruire una grande prospettiva sociale, sul lavoro e l'ambiente, sui diritti e sui doveri di cittadinanza.

 

 


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