Discariche, sul business dei rifiuti i numeri smentiscono Crocetta

Rosario CrocettaMentre il governatore insiste sul commissariamento e pensa di rivolgersi ad impianti esteri, c’è chi tira le somme delle strutture già esistenti nell’Isola. Si scopre così che la Sicilia avrebbe ancora la possibilità di smaltire quasi 11 milioni di tonnellate di materiale, il tutto senza prevedere alcuna crescita della raccolta differenziata.

Ma c’è veramente, in Sicilia, l’emergenza rifiuti paventata dal presidente della regione siciliana, Rosario Crocetta? È così necessario un commissario per gestire questo settore? A smentire il governatore dell’Isola è Aurelio Angelini, docente di Sociologia dell’ambiente all’Università di Palermo, considerato uno dei massimi esperti in Sicilia in materia gestione e trattamento dei rifiuti. “In Sicilia – scrive Angelini in un post su Facebook – non serve alcun commissariamento. Bisogna utilizzare al meglio tutte le discariche in esercizio, con una regolamentazione regionale, trattandosi di un servizio di pubblica utilità. Autorizzando le discariche che sono in attesa di approvazione. Il governo regionale, se proprio non intende cambiare rotta, rimettendo il sistema dei rifiuti della nostra Isola sulle gambe della legislazione europea e nazionale, deve deliberare un agile e limitato Piano stralcio per le discariche, come prevede la legge regionale n.9 del 2010, per nuove e contingentate volumetrie e solo per alcuni territori particolarmente scoperti, al fine di evitare l’eccessiva movimentazione dei rifiuti. Il governo deve inoltre obbligare i gestori delle discariche a selezionare i rifiuti in ingresso, come stabilito dal decreto legislativo n.36 del 2003”.

La Sicilia, dati alla mano, produce, in media, 2 milioni e mezzo di tonnellate di rifiuti all’anno. Angelini riporta i dati di tutte le discariche presenti nell’Isola. C’è la discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, in provincia di Messina, che è stata chiusa e fa venire meno la possibilità di sotterrare circa 200 mila tonnellate di rifiuti. Poi la discarica Siculiana, in provincia di Agrigento, per ora chiusa, ma che dovrebbe riaprire i battenti a gennaio. Quindi, la discarica Oikos di Misterbianco, che è stata riaperta dal governo regionale (ma potrebbe chiudere). A queste tre si aggiungono le discariche di Sciacca, Gela, Serradifalco, Motta Sant’Anastasia, Catania, Enna, Sant’Agata di Militello, Palermo, Partinico, Castellana Sicula, Ragusa, Augusta, Campobello di Mazara, Trapani e Alcamo. Sulla base delle discariche in funzione, la nostra Isola, per il prossimo anno, può contare su una capacità di abbancamento (smaltimento dei rifiuti in discarica) di 17 milioni di tonnellate di rifiuti. Da questi 17 milioni bisogna sottrarre i rifiuti prodotti tra il 2011 e il 2014, ovvero circa 9 milioni di tonnellate di rifiuti.

Questi 9 milioni di tonnellate di rifiuti, grazie al post-trattamento in ingresso in discarica, secondo quanto stabilito dalla legge, si dovrebbero ridurre a 6 milioni di tonnellate circa. Utilizzando questo dato, la Sicilia avrebbe a disposizione discariche per abbancare quasi 11 milioni di tonnellate di rifiuti. Il tutto senza prevedere alcuna crescita della raccolta differenziata (siamo a meno del 10% dovremmo stare già al 65%…). Anche volendo essere pessimisti, e cioè considerando che i 9 milioni di rifiuti prodotti in Sicilia tra il 2011 e il 2014 potrebbero non essere stati trattati nelle discariche, ci sarebbe sempre una possibilità di smaltire nelle discariche 8 milioni di tonnellate di rifiuti, pari a quattro anni di autonomia. Tutto questo considerando, sempre pessimisticamente, uno zero per cento di raccolta differenziata (che in Sicilia, anche se bassa, c’è: come già accennato, è inferiore al 10%, ma c’è).

Non solo. Ci sono altre discariche che potrebbero essere autorizzate. Una a Pagliara, in provincia di Messina; una seconda a Enna; una terza ad Augusta, una quarta a Noto; una quinta a Vittoria, una sesta a Solarino, una settima ancora ad Augusta.

Ovviamente, stiamo parlando di una Sicilia che, fino ad oggi, ha pensato alla gestione dei rifiuti come a un grande business imperniato sulle discariche, gestite, in alcuni importanti casi, da privati. Il tutto sulla pelle dell’ambiente e della salute dei cittadini. E anche penalizzando economicamente gli stessi siciliani. Basti pensare che l’indebitamento degli Ato rifiuti (che sono società d’ambito tra Comuni, oggi in liquidazione) nei confronti del sistema delle discariche è di circa un miliardo e mezzo di euro. Debiti, in buona parte verso i titolari delle discariche private, che tra qualche anno i cittadini siciliani pagheranno con un aumento delle bollette.

Il presidente della Regione, Crocetta, non esclude “che, per due o tre mesi, i rifiuti prodotti in Sicilia possano essere portati all’estero“. Ma se i dati forniti dal professore Angelini sono esatti, che bisogno c’è di portarli all’estero? Il governatore si dice scandalizzato che in Sicilia la raccolta differenziata “sia ferma al 10%” (in realtà è sotto il 10%). Ma Crocetta non si è insediato a Palazzo d’Orleans due giorni fa, ma due anni fa. E dov’è stato in questi due anni? Quindi, parlando degli inceneritori di rifiuti, ricorda che i quattro previsti dal governo regionale di Totò Cuffaro erano “impianti troppo grandi e desueti”. Ma poi apre alla realizzazione di piccoli inceneritori “non inquinanti”. Peccato che gli inceneritori di rifiuti non inquinanti non esistono. Da qui la domanda: il presidente della Regione vorrebbe il commissariamento per promuovere la raccolta differenziata o per realizzare inceneritori di rifiuti?

Paolo Patania
loraquotidiano.it
27/12/2014

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