Ci sono ancora donne e uomini che non sono disposti ad accettare alcun prezzo per la propria dignità

Amo MisterbiancoMolta amarezza. Non può che essere questo il sentimento provato in questi giorni dopo aver appreso del sostegno al sindaco Di Guardo da parte di tre consiglieri comunali eletti nella lista “Amo Misterbianco” e della nomina a vicesindaco di Marco Corsaro.

Senza usare mezzi termini considero il passaggio in maggioranza dei tre consiglieri un atto di slealtà e di tradimento nei confronti di quanti, me compreso, hanno messo la propria faccia contribuendo alla loro elezione, primo fra tutti Nino Condorelli, candidato sindaco espresso dalla suddetta lista. Il cambio di rotta del gruppo di consiglieri non può non essere frutto di interessi che nulla hanno a che fare con il tanto sbandierato bene del paese. Ne è la prova la dichiarazione del neo vicesindaco Corsaro riportata dal quotidiano La Sicilia: “E’ una scelta fatta esclusivamente in direzione del bene della nostra comunità, con coraggio e senso di responsabilità, di fronte alle grandi difficoltà amministrative ed ai tantissimi bisogni della gente. Per me è un atto d’amore per Misterbianco”.

Capisco che riesce difficile al giovane Corsaro giustificare la sua scelta, ma affermare simili corbellerie con il rischio di prendere in giro perfino se stesso mi sembra eccessivo.
Il consigliere Corsaro ha dimenticato che appena cinque mesi addietro, votando la delibera del conto consuntivo 2013, lui e il gruppo consiliare hanno dato un voto contrario “all’esecutivo delle tasse, ad un rendiconto dove la politica è assente, ad un sindaco tappabuchi, perché si è contrari all’assenza totale di indicazioni sulla politica gestionale per gli anni futuri” (dichiarazione di voto inserita in delibera). Il consigliere Corsaro ha dimenticato che l’anno scorso, votando la delibera del bilancio 2013, lui e il gruppo consiliare hanno dato un voto contrario in quanto vedevano “mettere solo palme e paletti con i costi che ricadono sui cittadini” (dichiarazione di voto inserita in delibera).

E allora cosa li ha spinti a tradire il mandato elettorale e a rinnegare le proprie posizioni nei confronti di un sindaco dal quale hanno ricevuto (deus ex machina compreso) solo lanci di letame? Qual è la contropartita messa sul piatto per “superare barriere ideologiche e bandierine”? Se veramente si voleva fare un atto d’amore per Misterbianco senza rompere il patto stipulato nel 2012 con i propri elettori e con le persone con le quali si è condiviso un programma elettorale bastava esercitare il ruolo d’opposizione cosiddetta responsabile, portando avanti le proprie proposte e incalzando l’amministrazione comunale sulle questioni più spinose e sui veri bisogni della comunità, attuando un’efficace azione di controllo, approvando tutti quegli atti ritenuti validi, aderenti al proprio programma politico e meritevoli di essere sostenuti, sempre per il bene della collettività.

E il signor sindaco, con una quarantennale presenza sulla scena politica locale e determinato a rimanere ancora in sella per il prossimo settennio, a pochi mesi dal divorzio da una parte determinante della sua maggioranza che ha notevolmente contribuito a farlo eleggere, non arrossisce minimamente a proporsi in matrimonio con chiunque accetti supinamente il “suo programma”, anche se trattasi degli stessi personaggi politici per anni da lui messi alla gogna. E’ un Di Guardo moderno che esorta i suoi compagni di partito, infastiditi dell’inciucio, a “svegliarsi, mettendo da parte fumose questioni ideologiche fuori dal tempo e dalla storia”. Del resto lui stesso è stato uno degli artefici del ribaltone che ha portato il Partito Democratico, uscito perdente alle elezioni regionali del 2008, a governare insieme a Raffaele Lombardo.

Ma l’amara verità è che alla base di tutto questo ci sta un detto che il sindaco conosce bene: “Ogni uomo ha un prezzo che è disposto ad accettare, anche per qualcosa che spererebbe di non vendere mai”. Fortunatamente oggi a Misterbianco ci sono ancora donne e uomini che non sono disposti ad accettare alcun prezzo per la propria dignità.

Giuseppe Santonocito

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A dire il vero la nauseabonda

A dire il vero la nauseabonda abitudine di saltare da un gruppo all'altro è cosa risaputa e consolidata nel consiglio comunale di Misterbianco. Oramai i casi non si contano più. a destra come a sinistra e non voglio nominare ancora una volta questi patetici personaggi del "bene comune" (il loro). La politica è diventata scambio, perdita totale di riferimento, merda da salotto, buona per il chiacchericcio inconcludente del bar Cacciola. Votare a che serve se poi maggioranza e opposizione sono identiche facce della stessa padella? Rimango colpevole spettatore affacciato alla finestra di questo circo di mentecatti, in attesa di un segnale  qualsiasi che mi scuota da questo torpore.

Vito Fichera

C’erano una volta. C’erano

C’erano una volta. C’erano una volta il Sindaco Turi Gennaro, il prof. Natale Motta, l’avvocato Giovannino Longo (con i baffoni ricordava tanto Guareschi, l’autore di Don Camillo): erano i politici di spicco della nostra allora piccola ma sana comunità. Persone moralmente ineccepibili, legati ai propri principi o se vogliamo alle loro ideologie, lontani anni luce dalla politica del baratto. Al professore Motta, un uomo coltissimo, docente di lettere, non sentii mai pronunziare espressioni come “superare barriere ideologiche e bandierine” o “svegliarsi, mettendo da parte fumose questioni ideologiche fuori dal tempo e dalla storia”.

Perché le barriere ideologiche erano insuperabili e le questioni ideologiche non erano fumose. Ed in quanto alle bandierine, Misterbianco aveva a quel tempo non bandierine, ma la signora Bandiera (chi la ricorda?), onesta prostituta che nella zona “Zappalà” dava, per pochi soldi, un momento di felicità ai cuori solitari. Signori politicanti, per cortesia, smettetela di usare le solite frasi trite e ritrite: a me danno fastidio e l’impressione, suffragata dai fatti, è che dietro le parole ci sia solo il vuoto spinto.

Lor signori parlano del “bene comune”: mi piacerebbe interrogare questa gente su cosa intendano per bene comune; da non confondere con il bene del Comune, cioè del municipio, che coincide più con il bene degli amministratori che non con il bene della comunità. Scrive il lettore Vito Fichera che fortunatamente Misterbianco ha ancora donne ed uomini che non sono disposti a vendersi “per qualche centesimo in più”; che si facciano avanti alle prossime elezioni, con programmi semplici e concreti, perché ormai la gente di buon senso sa benissimo che dove il fumo è tanto l’arrosto è infimo. O spesso manca del tutto.

Giuseppe Condorelli

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