“Pezzi di storia” da recuperare. Dopo tre anni di nostre periodiche segnalazioni, rimane ancora di fatto in abbandono – per un motivo o per l’altro, ed a prescindere da “precisazioni” burocratiche - “U Cannaggeddu”, l’antico cortiletto cieco al centro storico di Misterbianco, sconosciuto oggi ai più ma caro alla memoria dei vecchi misterbianchesi, con ingresso dalla via Garibaldi alta; all’interno, i resti dell’antico e imponente acquedotto romano (del I° secolo dopo Cristo). Nel cortile, c’era una fontanella (‘u cannaggeddu) dove molti andavano a prendere l’acqua fresca e tanti lavoratori a dissetarsi e rifornirsi prima di andare al lavoro; un luogo d’incontro, animatissimo soprattutto nelle sere d’estate.
Riaffiorate antiche vestigia sul finire degli anni ’90 da alcuni scavi della Soprintendenza di Catania, e posto sotto vincolo archeologico ormai da un ventennio, il sito “da tutelare” è rimasto rinchiuso prima da un “muro” di legname e di catene, poi da una rete metallica elettrosaldata, e da tempo esso è invaso da rovi, erbacce e legname, sottratto alla fruizione degli abitanti e di eventuali esperti e turisti. Rimossi ormai da tempo la targa con l’indicazione “vicolo comunale” e il castelletto con l’antica fonte d’acqua, ogni ricordo è scomparso. E’ proprio impossibile recuperarlo? Purtroppo, all’interno, lì da 50 anni è tutta una serie di proprietà e questioni private, fabbricati, contenziosi, donazioni, usucapioni, e del passato non sta rimanendo più niente, e ben difficilmente il Comune può intervenire in modo “forzoso” e risolutivo, laddove occorrerebbe una volontà comune e costruttiva di tanti.
E finora non ha avuto una sorte migliore l’antico “abbeveratoio”, a pochi metri dall’area dei lavori (sospesi a seguito di verbale anti-abusivismo) per la realizzazione di un complesso ospedaliero privato, a ridosso del torrente Cubba e della Sp54, che un anno fa era stato “ricordato” e ripulito da alcuni volontari. Oggi coperto da detriti e calce. Lì i contadini facevano dissetare cavalli e muli durante i loro faticosi percorsi per il lavoro giornaliero; un altro pezzo di storia, un luogo classificato come “sito isolato” e bene archeologico dalla Soprintendenza per i beni culturali e ambientali, che aveva invitato a recintarlo evitando ogni “manomissione” e deturpazione di sorta, per «garantire la preservazione dello stesso e consentire i dovuti approfondimenti sotto i profili demo-etno-antropologico ed archeologico». Poi si è deciso che i lavori di allargamento della sede stradale sospesi possano riprendere «a condizione che le parti significative dell’abbeveratoio vengano smontate con cura, numerate secondo uno schema di ricomposizione e trasportate presso i locali di pertinenza dell’acquedotto comunale». Risulta da verbale che «il 24 ottobre scorso tutto il materiale più significativo dell’abbeveratoio è stato prelevato da personale del Comune e trasportato in idonei locali appartenenti al Comune stesso, per l’eventuale ricostruzione in loco o in altra località del territorio comunale». Ora la Soprintendenza, con nota del 15 marzo scorso, «invita a concordare le modalità di ricostruzione in loco del predetto manufatto, in quanto testimonianza significativa riguardante la storia del territorio». Insomma, lo storico abbeveratoio dev’essere ripristinato lì a Cubba; questa la buona notizia, che fa ben sperare, Comune e Soprintendenza quindi concorderanno come riportare sul posto e recuperare l’antico abbeveratoio. Aspettiamo.
Da recuperare e sottrarre comunque all’oblio – con l’attenzione e il rispetto che meritano - due testimonianze storiche dell’antica civiltà contadina, veri “luoghi della memoria” e “beni comuni” di Misterbianco. foto
La Sicilia
30/03/2017