APRILE 2006. CONSIDERAZIONI SU UNA VITTORIA RISICATA

Ora che le elezioni si sono concluse, la vittoria del centro-sinistra pone degli interrogativi, la cui domanda più frequente è perché Berlusconi, nonostante i gravissimi danni che ha inferto al Paese, tuttavia conserva ancora un seguito di folla entusiasmata dalla sua isterica megalomania.

Ora che le elezioni si sono concluse, la vittoria del centro-sinistra pone degli interrogativi, la cui domanda più frequente è perché Berlusconi, nonostante i gravissimi danni che ha inferto al Paese, tuttavia conserva ancora un seguito di folla entusiasmata dalla sua isterica megalomania.
Sappiamo già, sin dal suo ingresso “ufficiale” in politica, che la sua personalità egoarchica aveva giocato il tutto per un trionfo personale, preparato da anni dalle sue tv commerciali sulle sterminate platee, ipnotizzate e modellate con la psicologia di palinsesti tendenti a trasformarle in un potenziale elettorato.
Poi l’idea di un grande miracolo italiano, proposto con la creazione di Forza Italia, ha fatto veicolare in quel partito-azienda il consenso politico di quella audience già abbindolata dal piccolo schermo televisivo e dalla sua penetrazione nella psicologia di massa, che irrompeva configurando in questo anomalo imprenditore del “capitalismo selvaggio” l’uomo della provvidenza.
Divenuto Presidente del Consiglio, la vocazione accompagnata da un lucido calcolo ha veicolato nella politica il suo antistatalismo, inteso a scalzare l’autorità della magistratura per salvaguardare interessi personali e a ritardare o annullare i processi a lui intentati.
Il suo antiStato e la sua antipolitica si sono proiettati poi a sottomettere lo Stato ai rapporti di forza privati, facendo passare i grandi intrighi delle mafie, gli intrallazzi della furberia italiana, la disonestà fiscale, sino a nominare ministro delle Riforme un Calderoli protagonista di una bravata che invitava a buttare nel cesso la bandiera nazionale. Alla fine questo antistatalismo ha anche oltraggiato il Risorgimento e la Resistenza avallando la riforma disastrosa della “devolution”.
Ed ora in questa campagna elettorale appariva chiaro che il suo delirio di onnipotenza avrebbe ancora concentrato su di sé l’attenzione, inondando le reti televisive con la sua demagogia populista, infiorettata di promesse, di menzogne e di calunnie.
Sarebbe un grave errore, però, se sottovalutassimo come motivo fondamentale della risicata vittoria del centro-sinistra la debolezza della coalizione dell’Unione, che si è resa incapace di reggere dinanzi alla supremazia del chiacchiericcio mediatico di Berlusconi.
Una debolezza in verità c’è stata. Si doveva costringere il centro-destra ad una sfida politica, culturale ed economica, che fosse chiaramente comprensibile alla gente nella prospettiva o di un rilancio fattibile dell’Italia o del suo declino senza ritorno. Ed invece le vacue promesse populiste di Berlusconi hanno trascinato il centro-sinistra a contrapporsi incautamente con altrettante promesse dallo stesso sapore, con cifre ballerine che delineavano il timore di un confuso progetto non razionale ed incapace di battere l’illusionismo beffardo della demagogia berlusconiana.
Sono state queste debolezze che hanno consentito al Cavaliere di alimentare la diffidenza e la paura, recuperando con la disonestà politica i delusi del suo operato di governo.
Infatti, dopo aver puntato sulla paura delle tasse che la sinistra avrebbe aumentato in caso di vittoria, dopo aver spaventato gli elettori delle conseguenze disastrose di un eventuale governo di centro-sinistra, è riuscito col suo populismo demagogico a smuovere il popolo degli astenuti o degli indecisi, consegnati al cavaliere in quell’ultima settimana prima delle elezioni da imperdonabili errori e dalla confusione del centro-sinistra sulla tassazione delle rendite finanziarie, al punto che la sicura vittoria di Prodi ha corso il rischio di trasformarsi in una sconfitta.

Ora che il risultato elettorale ha segnato un punto d’arresto, Berlusconi non ha certamente placato le sue ambizioni e lancia la battaglia contro i fantasmi dei brogli elettorali, coadiuvato da pseudo costituzionalisti della Cdl e della Lega.
Il suo scopo è che gli italiani si odino, la sua idea reazionaria è che la conflittualità si acutizzi.
Lo avevano manifestato già i suoi discorsi in campagna elettorale, durante la quale odio e paura sono state le ultime carte giocate, rappresentandosi come la provvidenza contro il male assoluto dei comunisti che egli vede dappertutto, nella magistratura, tra gli industriali, nei giornali, nella televisione, nell’Università e persino nei seggi elettorali.
E, caduto questo disperato teorema, propone alla fine la sua compartecipazione alla grande coalizione per un “governissimo” assieme a quei “coglioni” che lui stesso aveva dileggiato sino all’ossessione.
Adesso Prodi sarà il nuovo Presidente del Consiglio e la coalizione del centro-sinistra ha il diritto di governare il Paese, ma non si dovrà sottovalutare che sopravvivono ancora il berlusconismo e la sua cultura, a cui bisogna opporre una controffensiva morale che sappia combattere le manifestazioni del malcostume privatistico per restituire al Paese un modo di pensare ed uno stile di vita capaci di respingere le versioni di comodo o le autocelebrazioni poco rassicuranti di una nuova razza di predatori che, con la corsa alla ricchezza ed all’uso dissennato dei profitti, inevitabilmente distruggono e corrompono la politica, la giustizia , la vita in tutti i suoi aspetti sociali.

E’ vero, intanto, che la vittoria del centro-sinistra è avvenuta grazie ad un pugno di voti di vantaggio, ma questo non significa che non si può governare bene.
La consultazione ci riferisce che l’Italia politica è divisa in due, ma gli italiani tutti, a prescindere dall’appartenenza ideologica, vogliono avere ora un governo che sarà chiamato al compito arduo di riparare i danni provocati dal governo Berlusconi.
Forse è questo il momento della scommessa delle forze di centro-sinistra, cioè di saper percepire la realtà per scegliere e decidere le prime mosse di questo governo:
- Riavvicinare l’Italia all’Europa con un raddrizzamento dell’economia e della finanza.
- Ridurre di 5 punti il prelievo fiscale sul lavoro per consentire una busta paga più pesante ai dipendenti, i quali rappresentano la categoria diventata più povera in questi ultimi 5 anni;
nello stesso tempo ripristinare la tassa di successione sui beni di grossa entità e ritoccare al
rialzo la tassazione delle grandi rendite finanziarie.
- Affrontare il problema del lavoro giovanile per farlo uscire dal precariato e dal sottoprecariato imposto dalla legge 30.
- Sulla questione degli immigrati, considerato il fallimento della legge Bossi/Fini, riformulare una legge che consenta di dare ordine ai flussi migratori.
- Liberalizzare il servizio dell’informazione e sottrarlo alla lottizzazione partitica.
- Garantire la giustizia fiscale attraverso un controllo rigoroso che non dia tregua alle evasioni fiscali.
- Garantire la sicurezza ai cittadini con interventi incisivi contro la criminalità dilagante.
- Risolvere il problema reale del conflitto di interessi.

Il nuovo governo Prodi, se saprà segnare nell’agenda la discussione su questi interrogativi che interessano maggiormente l’opinione pubblica, darà una risposta immediata non solo sul modo nuovo di intendere la politica ma anche della volontà di porre l’attenzione alle ragioni di quelle fasce sociali che, per diffidenza verso il programma dell’Unione, hanno preferito votare le chiacchiere populiste di Berlusconi.
E’ questo il primo banco di prova che potrà consentire al nuovo governo di centro-sinistra di riportare ordine e saggezza nello sviluppo non conflittuale della nostra economia per governare il Paese in maniera utile e corrispondente alle aspettative di tutti gli italiani onesti.
ARENA VINCENZO-Misterbianco

Visita il mio sito: www.webalice.it/arenavincenzo

tags: