Sul pentimento

Non ci deve essere spazio per i pentimenti, per le dichiarazioni di comodo, le lacrimucce da coccodrillo, i buonismi di circostanza, gli abbracci dopo le teatralità dei politicanti di turno.

Necessita chiarezza e coraggio, il nemico ha gli occhi da nemico, chi produce malessere sociale è un nemico e per costoro nessuna sanatoria, nessun patteggiamento, nessuna indulgenza.

Devono pagare, ridare il maltolto, restituire i beni che hanno sottratto alla comunità, ai cittadini, alla gente. E se loro non hanno il tempo di vita a sufficienza per ripagare il procurato danno sociale, le ingiustizie che hanno commesso, dovranno essere i loro figli a farsene carico. “Patres comederunt uvas acerbas, et dentes filiorum obstupescunt”: “I padri mangiarono l'uva acerba e i denti dei figli rimasero allegati” Ezechiele 18,2.

Tranquilli non coltiviamo vendette, non siamo religiosi, ne rabbie soppresse, ma necessita, con urgenza che i conti ritornino in ordine.

Chi ha tolto ingiustamente e con cattiveria appropriandosi dei beni comuni per usarli a fini personali, deve ridarli indietro, con gli interessi, senza possibilità di sgravi o proroghe.

E questo deve essere il vero inizio del cambiamento, delle nuove amministrazioni delle nostre città, delle nuove forme di governo popolare.

Noi, cittadini, non abbiamo contratto nessun debito pubblico, abbiamo pagato, Tutto, oltremisura, ingiustamente, anche quello che non ci spettava, con privazioni e sacrifici enormi, con tempi di vita e di lavoro disumani, sottraendoci benessere e riposo.

I tempi delle accumulazioni indebite, dello sfruttamento sul lavoro, delle appropriazioni da parti di pochi di beni comuni, non ha nessuna ragione di essere e deve essere debellato subito.

Da qui, a nostro avviso deve partire il vero Cambiamento, altrimenti stiamo solo giocando a tresette, ignari ed incoscienti delle prospettive catastrofiche per il nostro futuro.

E che questo serva da monito per tutti i nuovi e futuri ciarlatani e opportunisti che vedono nella politica una lucrosa possibilità come sbocco alle loro incapacità lavorative e creative.

Pasquale Musarra

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