Sciopero nazionale e presidii per "Mercatone Uno"

Mercatone Uno - MisterbiancoLe segreterie nazionali di Fisascat Cisl, Filcams Cgil e Uil-Tucs, hanno proclamato uno sciopero nazionale dei lavoratori di “Mercatone Uno” per l’intera giornata di mercoledì 1 aprile prossimo. Inoltre, nella stessa giornata, durante l’incontro previsto al Ministero dello Sviluppo economico a Roma, si terrà un presidio a sostegno della vertenza.

Tale decisione – si legge nel comunicato stampa sindacale - è scaturita dalla “necessità di protestare non solo contro un colpevole disimpegno da parte della proprietà, e contro un management che in questi ultimi anni ha portato al collasso economico-finanziario una società che, se opportunamente rifinanziata e guidata, avrebbe potuto rispondere positivamente alla sfida competitiva del mercato, ma anche per protestare contro la decisione di “smantellare” una trentina di punti vendita, senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali, avviando una “vendita promozionale” che appare più come uno “svendo tutto e me ne vado”.

«L’atteggiamento dell’azienda – dice Rita Ponzo, segretaria generale della Fisascat Cisl Catania – per adesso sta mietendo solo vittime tra i lavoratori impiegati presso i punti vendita “spogliati” di merce, ma induce anche a temere seriamente per il loro futuro».

Lo sciopero nazionale dell'1 aprile comporterà ovviamente anche una mobilitazione a livello catanese, dove saranno organizzati presìdi per sensibilizzare e portare a conoscenza delle Istituzioni (a partire dalla Regione, cui sono stati chiesti un incontro e iniziative) il dramma che stanno vivendo questi lavoratori. Il punto vendita di Misterbianco infatti, attivo dal 1998 e dove è in corso da sabato 21 marzo la “svendita promozionale” (tendente ad acquisire liquidità e presumibilmente propedeutica ad una chiusura) con conseguente svuotamento dei magazzini, occupa 99 dipendenti ed un piccolo indotto locale di fornitori e trasportatori, coinvolgendo complessivamente circa 140 famiglie. L’azienda (che occupa a livello nazionale circa 3700 lavoratori in 79 stabilimenti) ha già chiesto il 19 gennaio scorso il concordato preventivo al Tribunale di Bologna, il quale il 19 maggio prossimo potrebbe anche pronunciare il fallimento, mentre si ventilano notizie (non si sa quanto fondate) di potenziali acquirenti.

R. F.

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