Misterbianco, la «traccia di legalità» del generale Dalla Chiesa

Festa della Legalità - GeneraleSi è svolto nei giorni scorsi a Misterbianco presso lo Stabilimento di Monaco, nel segno della legalità e lotta contro la mafia, l'evento commemorativo sul generale Carlo Alberto Dalla Chiesa organizzato dal presidio Libera "Don Pino Puglisi"con il patrocinio del Comune, assessore alla Cultura Barbara Bruno.

Ad onorare la vita ed il lavoro del generale, raccontato attraverso il "docufilm" della nipote Dora, sono stati il sindaco Nino Di Guardo affiancato dal presidente del Consiglio comunale Nino Marchese, Francesco Giordano procuratore della Repubblica di Siracusa, Umberto di Maggio, coordinatore di Libera Sicilia, Guglielmo Troina giornalista Rai Sicilia e il figlio del generale Nando Dalla Chiesa. L'evento al suo principio è stato caratterizzato da un breve minuto di silenzio per i morti di Lampedusa (il sindaco ha fra l'altro dato disponibilità ad accogliere una della salme dei naufraghi per un posto dignitoso in cui riposare). In seguito ha rappresentato l'esaltazione di un uomo, il generale Dalla Chiesa, che come pochi, ha deciso di vivere la sua esistenza a servizio della gente combattendo per la democrazia, onorando l'Italia attraverso la sua lotta contro le Brigate rosse e la Mafia. «Il generale Dalla Chiesa è una figura emblematica della legalità e della trasparenza - ha commentato il sindaco Di Guardo - siamo lieti di ospitare questa iniziativa. Per noi che amministriamo, la legalità, cerchiamo di praticarla ogni giorno come elemento essenziale per la trasparenza alla quale ci ispiriamo».

A ricordare infine il generale e prefetto, che ha trovato posto nella storia per il suo tentativo di recidere il legame tra economia e mafia tentando di privare quest'ultima di quelle coperture politiche che la rendevano più forte, è stato il figlio Nando Dalla Chiesa, che nelle sue parole al padre ha sottolineato come determinate resistenze impediscano ancor oggi la completa scomparsa di quella realtà denominata "Mafia" ed il racconto trasparente dei fatti: «Sono le resistenze culturali e d'interesse che non consentono di raccontare i fatti per quelli che sono - ha commentato - ci abbiamo messo 30 anni per accorgerci di certe manipolazioni. Mio padre sperava di lasciare una traccia, con orgoglio posso sostenere che è riuscito nel suo intento; ora è nostro compito farla funzionare».

Serena Calandra
La Sicilia
11/10/2013

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