L'eredità spirituale di padre Cannone: Misterbianco 'saluta' il suo Don Bosco

Padre Cannone MisterbiancoE’ una storia di fede, di amore e di insegnamenti religiosi e di vita quella di padre Vincenzo Cannone, per 62 anni sacerdote a Misterbianco e parroco della Chiesa San Nicolò.

L’eredità che lascia ai tanti giovani misterbianchesi che con lui sono diventati adulti è un fardello di cose che un tempo erano novità e oggi che sono d’esempio per le nuove generazioni.

Padre Cannone con semplicità e caparbia è riuscito nei tanti anni di sacerdozio a realizzare un sogno: quello dell’oratorio. Era lui che dalle strade e dalle piazze portava i ragazzi con sé, li avvicinava alla Chiesa e poi li educava alla vita. Con lui tanti giovani hanno giocato al pallone, sono andati in gita sull’Etna, sono stati avviati all’attività sportiva: dal calcio, alla pallavolo.

A ricordarlo è padre Giovanni Condorelli, parroco della Chiesa Santa Maria delle Grazie che con lui ha condiviso dal 1973 l’esperienza sacerdotale.

Con Padre Cannone, a Misterbianco, è nato l’oratorio…

“Ha fondato l’oratorio non perché ne ha costruito la struttura, ma perché ha creato la presenza di ragazzi che lavorano insieme e che stanno bene insieme. L’oratorio di San Nicolò sono i ragazzi, non è la struttura che poi venne dopo”.

Cos’è stato padre Cannone per i misterbianchesi?

“Ecco. Innanzitutto cosa è stato per il mondo dei ragazzi. Una ragazza una volta mi ha detto: ‘Padre Cannone ci ha cresciuti con la carta e lo scotch’. Dando ai ragazzi la possibilità di fare dei piccoli lavori, le realizzazione di piccole cose, li faceva diventare protagonisti della chiesa. Il lavoro a seghetto, ad esempio, è nato con lui. A San Nicolò hanno conservato in un angolo della parrocchia la costruzione del Duomo di Milano fatto a seghetto. Che non poteva essere fatto da un solo ragazzo, ma dal gruppo. Ha insegnato loro che bisogna lavorare insieme, perché il pezzo che fai tu è diverso da quello che faccio io però devono essere fatti in modo che poi si possono integrare. Ha insegnato loro a vivere insieme”.

Come lo descriverebbe in tre aggettivi?

“Semplice. Una persona di una semplicità unica. Profondo. Come la scelta di vita che ha fatto, scelta religiosa alla quale è stato fedele sempre che è legata al sentire ‘chiesa’ il mondo dei ragazzi. Se noi andiamo indietro nel tempo, lui fu ordinato sacerdote nel 1951, il mondo era diverso così da come lo vediamo noi oggi. Era un ragazzo che viveva in famiglia con dei limiti, non era il padrone della famiglia come tante volte succede ora. Il suo era un mondo di adulti che chiuso in se stesso vedeva quel ragazzo come qualcuno da cui esigere e che doveva crescere. E basta. Padre Cannone ha invece visto nei giovani persone che il Signore chiamava a vivere nella Chiesa. Lui in tutti questi anni ha lavorato perché i ragazzi fossero protagonisti nella chiesa. Il terzo non è un aggettivo. E’ il cuore grande, immenso. La sua generosità, la sua capacità anche di mettersi in discussione”.

Qual è il ricordo che porta nel cuore?

“Non è un ricordo. Sono i suoi occhi (padre Condorelli stenta a trattenere le lacrime ndr) e io non li posso raccontare. Se tu lo guardavi, erano sempre splendenti. Lui godeva quando tu gli andavi vicino. Io sono stato con lui dal 1973, abbiamo cominciato a fare vita in comune. I suoi occhi, per qualsiasi cosa, ti dicevano grazie che significava ‘ti voglio bene’, profondamente bene. Sono cose che non si possono raccontare…”.

I funerali di padre Cannone saranno celebrati oggi alle 16.30 nella Chiesa di San Nicolò, con la funzione religiosa celebrata dall’arcivescovo di Catania, Salvatore Gristina. Oggi in paese sarà lutto cittadino.

Francesca Aglieri
catania.blogsicilia.it
20/09/2016

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