L’esperto: “Ebola, nessuna psicosi e non rifiutate le trasfusioni”

Virus EbolaNessun allarmismo per l’Ebola. E soprattutto, nessun rischio per le trasfusioni a Catania. I timori legati alla diffusione dell’epidemia scoppiata in Africa occidentale devono sempre indurre alla prudenza ma in nessun caso devono far temere rischi per i pazienti che devono sottoporsi a trasfusione di sangue.

A dirlo è il dottor Enzo Messina, infettivologo e già responsabile dell’ambulatorio di malattie infettive per immigrati dell’ospedale Garibaldi.

«Ho letto diversi interventi sulla stampa locale – dice il dottor Messina – e devo ribadire che è necessario non farsi prendere da inutili allarmismi, anche se il virus dell’Ebola è certamente molto aggressivo per l’uomo».

Si riferisce a qualche cosa in particolare?

«Ho avuto modo di sentire che già qualche paziente è arrivato a rifiutare le trasfusioni. E che sulla stampa si è adombrato il rischio di trasmissione tramite il sangue. Da qualche parte è arrivata anche la richiesta di effettuare test anti-Ebola, come se a Catania si potesse discriminare chi ha l’infezione e chi no tramite dei kit disponibili facilmente».

E invece quali esami di laboratorio si possono fare per diagnosticare la malattia e chi può farli?

«È bene sottolineare che gli esami di laboratorio per confermare l’esistenza di un’infezione sono disponibili solo in strutture specializzate, come l’ospedale Sacco di Milano o lo Spallanzani di Roma. Quindi, se ci fosse il dubbio su sacche trasfusionali presenti a Catania, queste dovrebbero essere spedite in tali centri. È questa la procedura per i soggetti a rischio».

Chi può essere definito a rischio e che prevede la procedura davanti a un ipotetico caso che si presenti a un pronto soccorso?

«Intanto il soggetto deve provenire da quelle zone, poi presentare qualche sintomo attinente, come febbre alta e diarrea. Il medico del pronto soccorso, davanti a tale quadro convoca l’infettivologo che, se ritiene opportuno, ricovera in isolamento il paziente. Quindi al soggetto viene fatto un prelievo di sangue e spedito ai centri di Milano o Roma. Se il soggetto risultasse positivo, va subito trasferito in uno dei centri con idonei mezzi di trasporto e misure precauzionali».

E nei centri trasfusionali quali precauzioni vanno prese?

«Il medico prelevatore deve accertarsi la provenienza del donatore che almeno tre mesi prima della donazione non deve essere stato nelle zone colpite dall’epidemia».

Rosario Nastasi
catania.blogsicilia.it
23/10/2014

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