Il passato che non muore

Il passato che non muore - MisterbiancoCon Mimmo Santonocito ci conosciamo da sempre e da sempre conosco la sua passione per il teatro, passione condivisa da un altro personaggio della Misterbianco autentica, a me caro quanto Mimmo: Nicolino Caruso. È passato più di mezzo secolo da quando, assieme, calcavano le scene del teatrino parrocchiale al quale si accedeva anche dalla casa parrocchiale dove la “zia Santa” e lo “zio Tano”, genitori del Parroco Scuderi, pazientemente sopportavano il continuo viavai di noi ragazzi. In quegli anni il paese finiva alle ‘scuole nuove’, e si estendeva a ‘Tiritì’ solo lungo la via Garibaldi; i bambini andavano  a scuola  a piedi, anche alcuni miei compagni che abitavano poco sopra l’attuale Torre Tabita; mancava la televisione ed  i due cinema del paese erano affollati solo nei fine settimana per film in sesta visione. La “piazza” per i più grandi, con lo storico bar dello zio Vincenzo di Natalina, ed il piano Chiesa per noi ragazzi, erano, per così dire, il cuore del paese  (u cor’a Chiesa). Si viveva con poco, anzi con pochissimo, ma tutto sommato non ci mancava proprio niente. Qualcuno potrebbe accusarmi di  “leopardismo”, di temperare con il ricordo la vita difficile degli anni dopo guerra, ma vi assicuro che non è così.

Il bellissimo spettacolo (sì, bellissimo per me che sono misterbianchese DOC) al quale Mimmo stesso mi ha dato l’onore ed il piacere di assistere, mi ha commosso: perché non ho potuto fare a meno di pensare che fra quella gente, costretta dal fuoco ad abbandonare il paese natale, c’erano anche i miei antenati. Mimmo ha saputo presentarci la vita quotidiana di quella piccola comunità, le gioie, le semplici feste paesane, l’amore per la libertà e l’amore, meno complicato, fra due giovani. Sarà forse uno scherzo dell’età, ma chiudendo gli occhi ho provato l’intenso desiderio di essere anche io fra quella gene che poi è la mia gente.

Grazie Mimmo per le sensazioni che hai fatto provare a tutti noi misterbianchesi autentici,  quelli ai quali ‘Miciu u sbirru’ al secolo Nino Marchese, presidente del consiglio comunale,   vorrebbe fornire un ‘passaporto speciale’ (me lo chiese un giorno per farmi accedere alla piazzetta antistante Santo Rocco); grazie per aver reso attuale il verso di Virgilio “dulce est nominare suos”. Ma grazie anche a tutti i giovani (tua moglie, seduta accanto me ne ha consentito l’identificazione) e meno giovani, tra i quali moltissimi amici, che ti hanno collaborato come attori e che sono stati bravissimi, ed alle ballerine guidate dalla figlia di Anna Bonaccorsi che ricordo (Anna) ragazzina al seguito della sorella più grande, alle gite ed alle feste che organizzavamo da universitari. E per ultimo i miei complimenti a Pippo Caruso, mio compagno di scuola elementare, la cui grande passione per la musica non lo ha mai abbandonato. A tutti grazie per le due ore trascorse fra sogno e realtà.  

Beppe Condorelli

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