Il Consiglio comunale celebra le vittime della mafia, con la nipote di Pippo Fava

Francesca AndreozziDa qualche anno, la “Giornata della Memoria e dell’impegno” è diventata a Misterbianco anche un evento comunale. Ed a palazzo del Senato si è rinnovata la commovente cerimonia già svoltasi due anni addietro, in cui la seduta del Consiglio comunale per una sera anziché registrare i consueti scontri verbali in aula ha visto una comunità superare ogni contrapposizione politica per dichiarare il proprio impegno contro tutte le mafie e illegalità e cercare di costruire una convivenza migliore.

Sala gremita e partecipe, atmosfera di serena austerità. E veri brividi alla schiena nell’ascoltare la lunga lista di nomi delle vittime di mafia dal 1893 al 2016, circa 900 tra quelli più noti ai meno conosciuti strappati all’oblio, scanditi solennemente uno per uno da tutti i consiglieri comunali, dal sindaco Nino Di Guardo, dal presidente del Consiglio Nino Marchese e dai rappresentanti delle varie Associazioni presenti, a partire da “Libera” promotrice nazionale dell’evento e intervenuta al microfono col suo referente Andrea Rapisarda del locale “Presidio Don Pino Puglisi”.

Non si sa se si possa «essere felici anche con gli occhi lucidi di dolore e un pugno nello stomaco» ha affermato tra l’altro Francesca Andreozzi, nipote del coraggioso giornalista Pippo Fava ucciso dalla mafia a Catania nel 1984 (con il quale lo scrivente ebbe il privilegio di interagire negli ultimi mesi nella redazione interni-esteri del suo sfortunato quotidiano). E anche il giornalismo è chiamato a combattere l’asservimento al potere e ad essere forza di sociale di verità, che genera giustizia e libertà. Un’altra “testimone del tempo” il cui dolore privato diventa pubblico e condiviso, vissuto con la rabbia costruttiva di un costante impegno civile.

«I nomi delle vittime sono sentinelle per la nostra coscienza» è stato detto, così come «la politica dev’essere al servizio della comunità, per una società più giusta e libera dalla miseria ladra di speranza». Si è sottolineato che la “memoria” non dev’essere solo parole e commozione, ma azione, deve tradursi in un impegno quotidiano e coerente di responsabilizzazione, ciascuno nel proprio ruolo. La politica dovrebbe essere etica, e presidio di legalità, con la persona umana posta al centro, per costruire assieme percorsi di giustizia sociale e dignità per tutti. Un impegno che in aula qualcuno ha auspicato possa ora da subito onorarsi anche nella campagna elettorale già in corso, perché sono “mafia” anche il clientelismo, il favoritismo, la prevaricazione e lo sfruttamento del bisogno altrui.

R. F.
La Sicilia
24/03/2017

tags: