Democrazia bisogna riconquistarla?

Le, certamente gravissime vicende di queste ore, non possono non lasciare il segno in quanti per passione, studi, senso civico, partecipazione diretta o indiretta alla vita sociale ovvero per mera curiosità vivono questi giorni con preoccupazione.

Il momento è tra i più delicati della nostra vita repubblicana e non mi pare una esagerazione ma una constatazione abbastanza evidente.

Mai, a mia memoria, si era creato uno strappo istituzionale di tal fatta, neppure con Gladio ai tempi del presidente Cossiga o anni prima con il presidente Leone per lo scandalo Lockheed.

Infatti le richieste di impeachment in tali occasioni riguardavano comportamenti non strettamente connessi con la funzione ricoperta cosa invece decisamente diversa ai nostri giorni.

Ricapitolando brevemente le tappe odierne possiamo riferire che il nostro attuale Presidente della Repubblica ha certamente forzato almeno sotto il profilo della prassi istituzionale alcune regole non scritte che nel corso degli anni si erano oramai consolidate.

Tra le tante e senza entrare nella vis polemica che investe le varie forze politiche non possiamo non ricordare come da un canto ha inteso riaccentrare il rapporto tra il Quirinale e il Presidente incaricato diramando una nota ove venivano riaffermate le prerogative dell'uno e dell'altro ( così ipocritamente, come si è sempre fatto, misconoscendo la funzione fondamentale dei leader delle componenti politiche) per poi in modo palese conferire con gli stessi leader poco prima di incontrare in Presidente incaricato.

Delle due una o quest'ultimo è da considerarsi (anche ipocritamente) l'unico interlocutore ovvero lo stesso Presidente ne sfibra e delegittima la funzione.

Ma la vera opera di delegittimazione del Presidente incaricato si è avuta poco dopo allorquando il Capo dello Stato si è rifiutato di controfirmare una lista di ministri completa in ogni sua parte che il Premier incaricato gli aveva consegnato.

Pertanto il prof. Conte ha dovuto rimettere il mandato non già per non essere riuscito a formare un Governo bensì perché il Presidente gli ha, di fatto, revocato la nomina (resta da vedere se tale revoca fosse mai possibile).

Tale dato ha una sua oggettività e credo non possa essere contestato!

Resta da capire la ragione o le ragioni che hanno indotto, per la prima volta nella storia repubblicana italiana, a revocare un mandato affidato ad un Presidente incaricato quando questi aveva esattamente portato positivamente a termine il proprio incarico.

Tralascio le ragioni squisitamente politiche appartenenti ad un agone oramai preelettorale, per concentrare la mia attenzione a fatti più squisitamente giuridici (che poi è il terreno ove meglio riesco a muovermi).

Ci ha detto il Capo dello Stato che è una sua prerogativa (ai sensi dell'art. 92 Cost) quello di “concorrere alla scelta dei ministri con il Presidente del Consiglio”.

Tale affermazione non può essere accettata “sic et simpliciter“ neppure con una interpretazione estensiva del dettato costituzionale. I vari precedenti (per tutti l'ultimo noto del veto del presidente Napolitano al dott. Gratteri come ministro della Giustizia) non hanno avuto esiti polemici o di necessaria ermeneutica costituzionale in quanto hanno trovato la condivisione delle parti (le due Presidenze).

Adesso, invece, abbiamo una decisa e palese contrapposizione che vede da un lato il Presidente del Consiglio incaricato che deposita una lista completa di ministri (cioè chiede la nomina di costoro) dall'altro il Presidente della Repubblica che rifiuta di nominarli.

Orbene, fino a quando si sconoscevano le ragioni di tale rifiuto ogni commento sarebbe stato inopportuno e comunque mai pertinente perchè è certamente nei poteri del Capo dello Stato dissentire dalla “proposta” del Premier quando tale dissenso investe le prerogative istituzionali del Presidente della Repubblica (onorabilità , decoro, conflitto di interessi ecc...) ma quando si oltrepassa tale limite allora il problema diviene decisamente serio ed allarmante.

Perchè, a mio modo di vedere, il capo dello Stato è andato oltre?

Egli è arbitro e per tale ragione la principale caratteristica del suo alto compito è l'imparzialità e non può prescindersi da tale fondamentale aspetto.

Invece con un discorso davvero “strano” da Leader politico piuttosto che da Capo dello Stato si è inteso negare al Prof. Conte la formazione del governo sul presupposto che un ministro (Prof. Savona) avesse, in un libro di qualche anno addietro, pubblicato una sua tesi economica che si discosta dal comune sentire e dall'ortodossia europeista.

Non solo, il Presidente, ha pure agganciato il proprio sermone politico all'art. 47 Cost. (tutela del risparmio) così da legittimare l'intrusione propria nel terreno palesemente politico, ritenendo che la nascita del nuovo governo avrebbe pregiudicato e danneggiato il risparmio degli italiani.

Non solo, ha anche espresso severi giudizi circa la eventuale uscita dall'Euro che avrebbe dovuto essere preceduta da un dibattito non marginale nella campagna elettorale.

Tali riferimenti al discorso del nostro Presidente mi stimolano ad alcune considerazioni:

Dice testualmente il Capo dello Stato che “non è in discussione la persona del prof. Savona” cioè egli ha caratteristiche personali perfettamente compatibili con la carica ministeriale però... “ha delle idee che non sono condivisibili”!

Viene da chiedersi che avranno maggiori probabilità di essere graditi o chi ha idee coincidenti con la Presidenza o chi… non ne ha affatto!

Sul punto è doveroso un approfondimento.

Questa è davvero una strada molto pericolosa perchè lede alla radice il diritto di esprimere le proprie idee e di concorrere con tali idee alla formazione di una coscienza pubblica.

Non posso non ricordare grandi eventi come la legge sull'aborto o quella sul divorzio portate avanti da Radicali, Socialisti e non osteggiate da larghi settori della Democrazia Cristiana che avrebbero (secondo la regola del Mattarella odierno) dovuto trovare un ostacolo nella Presidenza del Repubblica se contrario a tali opinioni. Ricordo a me stesso che nel 1978 era Giovanni Leone il Capo dello Stato ma nonostante la sua cultura cattolica mai si sarebbe sognato di negare la nomina a Premier di Andreotti (che si dichiarò non sfavorevole) durante l'approvazione della legge 194/78 (aborto), oppure il Presidente Cossiga durante la crisi di Sigonella mai revocò la fiducia a Craxi.

Ciò perchè anche durante tali fasi cruciali mai un Presidente della Repubblica ha assunto posizione politiche di parte a tutela di opinioni, o di alleanze o altro.

Oggi invece si è verificato un fatto decisamente nuovo una vera e propria riduzione dei diritti democratici di un paese.

Viene da chiedersi e se alle prossime elezioni dovesse riproporsi l'identico scenario, il Presidente che fa impedisce nuovamente la formazione del governo così annientando il risultato elettorale?

Ma v'è di più!

Il Presidente cita i mercati, lo spred, il risparmio, i mutui cioè elenca una serie di argomenti tipicamente di competenza dell'esecutivo che si forma e chiede la fiducia anche su tali aspetti (fonti di nobile dibattito tra le varie forze politiche), ciò lo pone su un piano decisamente differente rispetto al ruolo che neppure la maschera dell'art. 47 Cost. può impedire di vedere la reale portata politica dell'intervento del Capo dello Stato.

Infine la chicca finale è il riferimento ad una eventuale uscita dall'euro!

Tale affermazione è frutto di una interpretazione assai fantasiosa del programma di governo e umilia ancor più la figura del Prof. Conte (premier incaricato). Infatti con tale riferimento il nostro Presidente da un lato espone un fatto non vero ma presunto (sulla base di considerazioni prettamente politiche) dall'altro, quand'anche fosse anche solo ipoteticamente possibile tale aspetto, ritiene decisamente inutile la figura del Presidente del Consiglio che invece aveva presentato un proprio programma assolutamente incompatibile con tale affermazione di principio.

È quindi di tutta evidenza che il Capo dello Stato è apparso più un Erista che un vero arbitro imparziale!

Cosa fare allora?

Ritengo a questo punto doveroso un impegno profondo (ognuno nella propria sfera di competenza) per cercare di evitare forzature e dissacranti metodi di mortificazione democratica anche a costo di rinunciare alle convinzioni più pure e incontaminate per tentare di portare avanti quel cambiamento che in modi sempre più subdoli si vuol tentare di ostacolare ed impedire.

Piero Motta

tags: