Col vassallaggio s'è imposto in Sicilia una leaderismo senza democrazia e senza rappresentanza

Questione moraleIl voto siciliano lascia una grande incognita sullo stato di salute della politica, rappresentando un fattore grave di indifferenza, di insofferenza e di sfiducia nelle istituzioni, per cui era scontata la scarsa affluenza alle urne. I cittadini, infatti, non vanno a votare perché dalla democrazia del voto non vengono le giuste risposte e giudicano inutili le elezioni, durante le quali anche il “non voto” diventa una espressione di indignazione al malfatto politico. Dunque un astensionismo di maggioranza di quasi il 55% non può concedere legittimazione né autorevolezza di vittoria a quell'avanzamento del centrodestra ricompattato confusamente solo per raccogliere numeri.

E diventa un problema di cui preoccuparci non soltanto per il distacco tra cittadini e politica ma per i tanti retroscena di immoralità e di illeciti che, consumati durante e dopo ogni elezione, hanno prodotto disgregazione e degenerazione in politica. L’origine dei mali è stata, per l’appunto, l’aver trascurato la questione morale, consentendo che con subdoli artifizi venissero premiati i peggiori trafficoni, eletti ed impuniti.

Infatti, dopo appena una settimana dalle elezioni, è sceso il silenzio su presunti brogli di induzione al voto che, sebbene respinti dagli interessati, gettano ombre che meriterebbero un approfondimento per affrontare il nodo cruciale della questione morale. Illeciti che hanno finito per oscurare anche nella nostra provincia lo straordinario risultato di un candidato in carriera. Infatti, per sospetti voti di scambio il coinvolto è ancora lui, il giovanotto già campione di preferenze e deputato all’ARS. Se ne parlò pure in occasione della sua elezione alla precedente legislatura regionale nelle fila dell’UdC/MpA/Articolo 4 di Lombardo-Leanza, poi passato al PD (nonché sponsor della ricandidatura a sindaco di Di Guardo), ed ora rieletto all’ARS prima forza del PD alle elezioni di Domenica 5 Novembre.

Non c’è che dire, un prodigioso curriculum di variabilità partitica secondo le esigenze di stagione. Ad accusare il leader delle preferenze è stata la pubblicazione di un video ripreso dal figlio di una donna ottantenne, venuto a conoscenza che persone anziane e interdette (ricoverate nelle case di degenza dell’hinterland catanese) durante la giornata di voto sono state rastrellate con pulmini e portate a votare in un seggio speciale senza consenso dei familiari. Dalla denuncia del figlio sembrerebbe che i voti di “queste anime” siano andati proprio al candidato uscente catanese Luca Sammartino. L’increscioso episodio, oltre ad essere diffuso sui Social, è stato riportato dall’Agenzia Ansa e affrontato (sin dal giorno successivo al voto) anche in “Striscia la notizia” e alle TV nazionali e private. Al momento la Procura ha acquisito il video e la denuncia da parte del figlio, ma a tutt'oggi non è stato dato alcun esito sulla vicenda.

Ora non voglio discutere se l’episodio possa costituire reato o no, perchè toccherebbe alla Magistratura assumerne la materia. Comunque sia, trovo sconcertante chi elude o giustifica tali atteggiamenti tendenzialmente esercitati su persone “facilmente rigirabili” per indurle al voto di consenso. Di nefandezze, pur diversamente rappresentate, se ne sono viste abbastanza durante le elezioni anche a Misterbianco ad opera di galoppini “pacchettari”, e quello che trovo più sconfortante è l’immagine di come nel nostro paese s’è ridotta la democrazia del libero voto, trasformata in un mercato del qualunquismo personale. Procedure collaudate nel passato dalla Democrazia Cristiana e che oggi rinascono anche nel trasformismo dei suoi eredi che, coalizzati in seno al PD, svendono la propria dignità contaminando quella grande tribù di pensiero che è stata la storia del Partito Comunista Italiano. Enrico Berlinguer lo aveva detto che la questione morale stava al centro dei problemi italiani, e si rivolterebbe nella tomba se potesse sapere che il suo PCI (fucina di idee e dei grandi dibattiti), dopo il congresso dello scioglimento del 1991, ha smarrito la propria tradizione di sinistra, attingendo in quella schiera di politicanti democristiani allo sbando e consentendo che nel PD riemergesse quella “leadership” del trasformismo renzista, la cui tendenza non è mai la trasformazione della società, ma il profitto ed il potere conseguiti con metodi senza etica e con l’ausilio di servili galoppini e traghettatori di voto al notabile di turno più conveniente.

Tutto questo avviene perché sono state assassinate le ideologie e non esistono più i partiti, trasformati ora in ambigue combriccole coalizzate e immerse nella corruzione sino al collo, assediando lo Stato ed occupando le poltrone nell’indifferenza colpevole di un elettorato raccolto in clientele facilmente “trasferibili” a piacimento da una lista all’altra in una specie di guerra per bande persino all’interno della stessa appartenenza. Ed anche in queste elezioni il disgustoso “vassallaggio” ha lasciato troppe tracce di ambiguità. Infatti, qualunque opinione si voglia avere del risultato, di certo c’è che l’esito dello scrutinio non ha concesso onore a vincitori e vinti, ma ha dato una forte misura a quella maggioranza dell’astensionismo, la quale non si è lasciata sedurre dai concussori di voto. Un astensionismo che non è indifferenza ma indignazione sempre più crescente che potrebbe trasformarsi in una rabbia assai più ribollente del quieto voto di protesta dato al movimento pentastellato.

Enzo Arena
www.webalice.it/arenavincenzo

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